Se l’obiettivo della mobilità elettrica è quello di ridurre drasticamente le emissioni, il campo d’azione non può essere ristretto alla sola fase d'uso del veicolo elettrico, ma deve includere il processo produttivo e il fine vita della vettura e di tutte le sue componenti.

Con quest’idea in mente, Renault Group, tramite il suo nuovo marchio Mobilize, ha avviato un progetto assieme a Nidec ASI con l'obiettivo di promuovere un’economia circolare che sia attenta al riutilizzo delle componenti esauste dei veicoli per trovare loro un secondo impiego.

Stoccaggio d'energia

Nello specifico, il progetto punta a riutilizzare batterie esauste in sistemi di stoccaggio di energia, con questa proveniente da fonti rinnovabili. Già due impianti pilota in altrettanti stabilimenti Renault in Francia applicano, con successo, questa tecnologia, servendosi delle batterie dismesse delle Renault Zoe. I due siti dispongono rispettivamente di una capacità totale di 4,7 MWh e di 15 MWh: il primo sta già fornendo servizi per la rete energetica francese, mentre il secondo comincerà a farlo entro fine anno.

L’obiettivo è quello di prolungare la vita delle batterie di 10 anni. Gli accumulatori delle auto elettriche, infatti, mantengono circa l'80% della loro capacità alla fine della loro vita “automobilistica”, e disfarsene significherebbe sprecare un grande potenziale residuo. 

Nidec ASI - Mobilize: il sistema di stoccaggio realizzato con le batterie esausto delle Renault Zoe

Il nodo da sciogliere

L’avviamento di un impianto di accumulo di energia sul modello dei due già operativi in Francia, però, non è esente da criticità. Le batterie usate, infatti, nonostante provengano dallo stesso ciclo produttivo, hanno caratteristiche talvolta di molto eterogenee, dovute perlopiù all’utilizzo che ne è stato fatto, alla cura riservata da parte dell’automobilista e al lasso di tempo in cui sono state impiegate. Questo fa sì che ciascuna batteria abbia una carica residua diversa.

A questa difficoltà Nidec ASI ha risposto escogitando una soluzione. In ogni batteria vengono misurati in tempo reale lo stato e la capacità di ricarica. A partire da questi dati viene gestito il flusso di energia all’interno delle batterie in maniera omogenea. Questo evita il surriscaldamento di alcuni accumulatori e garantisce la sicurezza dell’impianto, la stabilità della rete e la disponibilità continua di energia.

Mercedes, a Pechino il primo impianto di stoccaggio batterie

Un complesso sistema di gestione

Tutto l'impianto di stoccaggio, inoltre, ha un software di gestione del rilascio dell'energia, che non avviene in mondo spontaneo e incontrollato. Il “cervello” (il power management system) sfrutta un insieme di algoritmi che immettono l’energia nella rete quando la domanda si alza e la trattengono quando non serve, aumentando l’efficienza dell’intero processo.

Nidec ASI ha poi lavorato alla costruzione del cosiddetto “power conversion system”, che consiste in un insieme di inverter che modulano il flusso di energia elettrica tra sistema di accumulo e rete. Solo il dialogo tra cervello e cuore favorisce la buona riuscita dell’intero processo.

“Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti con Mobilize - ha detto Dominique Llonch, ceo di Nidec ASI e Presidente di Nidec Industrial Solutions - Hanno portato il riciclo delle batterie a un nuovo livello grazie allo sviluppo di algoritmi e all’unione della migliore tecnologia italiana e francese. Siamo orgogliosi che Mobilize abbia scelto noi come partner di questa iniziativa, confermando il nostro stabilimento francese di Roche-La-Molière e quello italiano di Montebello quali centri di eccellenza rispettivamente nello sviluppo di power management system e power conversion system”.