La transizione energetica porta con sé una profonda ridefinizione degli equilibri dell’intero comparto industriale dell’auto e dell’indotto. E questo ha come conseguenza una altrettanto rilevante trasformazione del mondo del lavoro, con alcune figure destinate a diventare obsolete e altre professionalità che troveranno maggiori sbocchi.
In generale, si è guardato finora con un po’ di apprensione ai livelli occupazionali, che con l’avvento dell’auto elettrica secondo alcuni potrebbero contrarsi. E invece, uno studio di Boston Consulting Group, rilanciato dal gruppo industriale Platform for Electromobility, afferma il contrario. Secondo l'analisi, in Europa i posti di lavoro legati al settore delle quattro ruote - che dà occupazione a 5,7 milioni di persone - potranno diminuire al massimo dell'1%. Un valore dettato peraltro solo in parte dalla transizione. Quello che accadrà, però, è che il lavoro cambierà. La sfida da cogliere quindi sarà quella riqualificazione e del reinserimento. Il reskilling come dicono gli anglosassoni.
Un quadro in trasformazione
Se in valore assoluto il numero di lavoratori resterà sostanzialmente costante, muteranno infatti di molto le figure impiegate. Le aziende che producono motori termici subiranno un calo degli occupati del 20%, mentre i fornitori di componenti tradizionali dovranno far fronte a contrazioni addirittura peggiori, fino al 42%. Tradotto in numeri, significa mezzo milione di posti di lavoro in meno.
Allo stesso tempo, però, si apriranno posizioni in tutti i campi legati alle auto a zero emissioni, che porteranno alla creazione di 300.000 posti di lavoro. E a riportare in equilibrio la situazione sarà la poderosa crescita degli occupati nelle aziende energetiche connesse alla nuova mobilità e attive per lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica.
Contromisure condivise
Di fronte a questo scenario, le Case automobilistiche hanno già chiesto all’Unione europea di mettere in campo contromisure per contrastare la perdita di lavoro nei settori più colpiti e, allo stesso tempo, di sostenere la formazione e la riqualificazione di tutte quelle figure che possono trovare impiego in nuove attività lavorative legate all’auto elettrica.
“L’industria dell’auto in Europa ha un ruolo troppo importante perché politica e aziende non si siedano a un tavolo per discutere una strategia comune”, ha detto Arne Richters, presidente della Platform for Electromobility a Reuters. “Riqualificare il settore diventa una priorità – ha aggiunto Richters – per permettere all’Europa di non perdere né posti di lavoro né competitività sul palcoscenico internazionale”.