Elon Musk ha qualcosa in mente che forse noi "comuni mortali" ancora non possiamo capire. Altrimenti non si spiegherebbe l’uscita con cui ha rallentato il rally in Borsa di Tesla, rimarcando prima che il contratto di fornitura delle 100.000 Model 3 a Hertz non è stato ancora firmato, e osservando poi che in ogni caso l'ordine monstre non avrà particolari conseguenze sui conti della Casa.

È tutto molto strano. Innanzitutto perché di solito se un costruttore riesce a vendere 100.000 auto in un colpo solo tende ad agevolare quello che probabilmente è un suo cliente prezioso. Poi, perché è normale che un contratto di questo tipo non sia stato ancora perfezionato. Per un affare da 4,2 miliardi di dollari, prima di firmare un accordo definitivo è inevitabile una serie di passaggi preliminari.

Il titolo ne risente

Perché quindi sminuire pubblicamente la portata dell'intesa? In fondo il titolo Tesla è ai massimi storici e l'accordo – l’ordine di auto elettriche più consistente della storia – ha contribuito non poco al nuovo sprint delle azioni. Invece, con le sue affermazioni, Elon Musk ha raffreddato leggermente gli animi.

 

La produzione non può accelerare

Elon Musk secondo alcuni osservatori potrebbe aver ritenuto necessari certi commenti - indubbiamente penalizzanti nell'immediato per l'andamento in Borsa di Tesla - al fine di non alimentare possibili polemiche tra i clienti. I tempi d’attesa per una Tesla sono alti, a volte altissimi. In Italia per certi modelli si arriva a 12 mesi. Con queste affermazioni il ceo della Casa forse prova a mettere le mani avanti e a spiegare prima che qualcuno sollevi la domanda che Hertz non allungherà le attese per gli altri?

Infine, Musk ha anche spiegato che la richiesta di 100.000 auto, ma potrebbero addirittura essere 200.000, non farà accelerare ulteriormente la produzione. Questo semplicemente perché la produzione è già al massimo ed è già inferiore alle richieste.

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