Le Tesla hanno successo per vari motivi. Uno di questi è l'autonomia. In effetti, anche in relazione a prezzo e performance, sono tra le vetture a zero emissioni che coprono più strada tra una ricarica e l'altra.
Tralasciando il vantaggio di potersi poi rivolgere all'infrastruttura pubblica più grande al mondo, quella dei Supercharger, e guardando solo ai dati sulle percorrenze, si scopre che i valori dichiarati dalla Casa di Palo Alto sono frutto di una ricerca certosina per incrementare al massimo l'efficienza generale. Anche da questo punto di vista, infatti, Elon Musk e soci sono riusciti a ottenere ottimi risultati.
I vantaggi delle LFP
Per una sorta di effetto a catena, questa efficienza porta a Tesla altri tipi di benefici. Tra questi, la possibilità di passare a batterie al litio ferro fosfato (LFP) senza compromettere eccessivamente le prestazioni.
La Casa, di recente, ha deciso proprio di passare ad accumulatori LFP per i modelli d'attacco della Model 3 e della Model Y. Rispetto a quelli NCA o NCM (rispettivamente nichel-cobalto-alluminio e nichel-cobalto-manganese), le batterie LFP sono meno costose per la composizione chimica che adottano, in cui il dibattuto cobalto è del tutto assente. Le LFP hanno anche una durata maggiore e cicli di carica più rapidi. Però, a livello di densità energetica, sono ancora sotto i valori di altre batterie agli ioni di litio. Ed è per questo che sono usate abbastanza di rado. Da molti costruttori, ma non da Tesla.
Gli altri devono inseguire
Usando le parole di Sawyer Merritt, analista di ARK Invest, "Tesla ha un vantaggio sulla chimica LFP perché ha powertrain più efficienti degli altri. Questo consente alla Casa di scendere a compromessi accettabili in termini di autonomia a fronte di forti risparmi sui costi". Insomma, grazie all'efficienza raggiunta sulle proprie auto, Tesla può permettersi di scegliere batterie con densità minore riuscendo ad arginare gli effetti negativi e sfruttando in pieno il risparmio conseguente a questo tipo di scelta.
Una Model 3 con batteria LFP negli Stati Uniti è comunque omologata per un'autonomia superiore ai 400 km. Un risultato piuttosto importante, anche per batterie dalla capacità maggiore di quelle di Tesla oltre che con una composizione chimica "tradizionale".