Ricordate gli arcigni stopper di un tempo, quelli che all’evenienza scagliavano il pallone in tribuna senza troppi complimenti? Sulle colonnine in autostrada finora è successa un po’ la stessa cosa. Si è sempre calciata la palla in avanti, rinviando la questione senza porsi troppi domande.

Solo che qui il problema non è dei teorici della costruzione dal basso, ma di un sistema Paese che per colpa di un preoccupante ritardo infrastrutturale rischia di perdere il contatto con i big europei sull’auto elettrica. Psicologico o effettivo che sia, il nodo della ricarica lungo la grande viabilità è un problema che a ragione molti automobilisti si pongono prima di valutare il passaggio all’elettrico. Ma a che punto siamo arrivati? E cosa servirebbe adesso?

Via ai bandi (ma tra un po’)

Riavvolgiamo un secondo il nastro. Tutti siamo in attesa di vedere i piani dei concessionari autostradali - chiusi da anni in qualche cassetto del Mims con l’eccezione tra i big di Aspi - e nei giorni scorsi il ministro Giovannini ha promesso che accenderà un faro sulla questione. Per mettere a terra queste (misteriose) strategie e installare le colonnine, naturalmente, serviranno dei bandi.

Semplice, giusto? Non proprio, perché prima di avviare le gare mancano ancora dei passaggi. È qui che si inserisce il nuovo capitolo della questione: la delibera n. 174/2021 dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, varata ieri dall’Authority, con intestazione: “Indizione della consultazione pubblica sulle ‘Misure per la definizione degli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari ai sensi dell’articolo 37, comma 2, lettera g), del d.l. 201/2011’”.

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Il concetto è chiaro: per la predisposizione dei bandi serve una consultazione pubblica. Un po’ meno chiaro è il perché ci sia voluto tutto questo tempo per mettere in moto la macchina, ma tant’è. La deadline per la definizione dei bandi è il 28 febbraio, si è semplicemente arrivati all’ultimo momento possibile.

Restando sulla consultazione, tutti i soggetti interessati potranno fornire entro il 24 gennaio osservazioni e proposte partendo dal documento di consultazione predisposto dall’ART. Dopodiché, il 1° febbraio, ci sarà un’audizione in videoconferenza per illustrare il tutto al Consiglio dell’Autorità. E speriamo che poi si faccia presto.

Le risposte che servono

Posto che sul fronte regolatorio i pezzi del puzzle sembrerebbero aver iniziato ad andare verso il loro posto, restano aperti dei temi dirimenti. Innanzitutto sarebbe bello poter avere contezza dei piani per le colonnine trasmessi nel 2019 dai concessionari all’allora ministero dei Trasporti. Finora non li ha visti nessuno. Non solo noi privati cittadini, ma neanche gli operatori del settore.

Anche sotto il profilo normativo rimane poi qualche opacità da chiarire sulle concessioni oggetto dei bandi in via di predisposizione. Ma soprattutto, ad oggi nessuno ha indicato delle caratteristiche minime che la rete di ricarica autostradale dovrà avere. Dopo tutto questo tempo, ritrovarsi con stazioni di ricarica scarne o a bassa potenza sarebbe a dir poco paradossale.

Come moltissimi automobilisti rimaniamo quindi in attesa delle risposte a tutti questi dubbi. Con l’auspicio che la poca attenzione mostrata dalla politica ai temi dell’auto - testimoniata anche dall’imbarazzante tira e molla sugli incentivi - sia solo una momentanea aberrazione di prospettiva.