L'imminente avvio delle Olimpiadi invernali di Pechino, con le immagini del villaggio degli atleti avvolto dallo smog, ha risollevato il tema dell'inquinamento in Cina. Accanto al delicato nodo della qualità dell'aria c'è poi anche quello - separato - dell'impatto del Dragone sui cambiamenti climatici, causato da un altro tipo di emissioni: quelle di CO2. Non inquinanti, ma climalteranti.
Il problema è stato messo di nuovo sotto la lente in un report di Greenpeace, mostrando tutte le sue enormi complessità. Da una parte il Governo cinese sta cercando di adottare misure che contrastino le emissioni di CO2 nell’atmosfera, dall’altro c’è una società che sta cambiando stile di vita, con ripercussioni negative sull’ambiente.
Nel 2005, ad esempio, si stimava che a Pechino ci fossero più di 10 milioni di biciclette (una famosa canzone diceva 9 milioni, ma per licenza poetica). Ora, con l’aumento del reddito pro capite e una situazione di maggiore benessere diffuso, al posto di buona parte di quelle biciclette ci sono milioni di auto in più.
Il picco di emissioni è troppo lontano
L'esecutivo cinese ha promesso di mettere in campo misure per affrontare la situazione, ma il più grande mercato al mondo di automobili non sta rispondendo efficacemente e anche se le auto elettriche stanno crescendo, non lo fanno abbastanza in fretta per compensare del tutto la generalizzata crescita delle emissioni.
Le proiezioni dicono che se non si cambieranno radicalmente le politiche interne, le emissioni continueranno a crescere fino al 2027, anno in cui toccheranno un picco di 1,75 miliardi di tonnellate di CO2. Da quel momento in avanti, fortunatamente, inizieranno a calare fino ad arrivare al 2035 a far segnare una riduzione dell’11% sul massimo storico di 8 anni prima. Anche in questo caso non è sufficiente. A quella data il calo dovrà essere di almeno il 20% se si vorranno centrare gli obiettivi di neutralità climatica fissati per il 2060.

Per arrivarci, secondo Greenpeace, il 63% delle auto vendute dovrà essere a zero emissioni entro il 2030, con una percentuale dell’87% entro il 2035. Al giorno d’oggi però la Cina punta ad arrivare alla fine del decennio con il 40% delle auto vendute ad alimentazione pulita (compreso il biogas). Per il 2035 si è prefissata che le auto elettriche siano più del 50% del totale (non è esattamente l'87% considerato necessario dalla ricerca).
Cosa propone Greenpeace
Greenpeace chiede che a Pechino si prendano decisioni più coraggiose e che si vieti la vendita di auto con motore a combustione interna già a partire dal 2030. “Altrimenti non si riuscirà a contenere l’innalzamento medio della temperatura globale al di sotto dell’1,5 gradi come stabilito a Parigi”, ha detto Bao Hang, a capo di Greenpeace Est Asia. “In questo momento – ha concluso Hang – le Case cinesi sono davvero molto indietro”.
In effetti ci sono solo due costruttori che hanno fissato obiettivi precisi di vendita sul mercato cinese. E Sono entrambi stranieri. Volkswagen vuole arrivare al 2030 con più del 50% delle auto vendute esclusivamente elettriche; Honda ha fissato per lo stesso termine una percentuale del 40%.
Il rapporto tra settore dell’auto ed emissioni è centrale per una questione. In Cina il comparto pesa per il 7% delle emissioni totali, ma il Paese ha una distribuzione di 180 auto ogni 1.000 abitanti. L’Europa è già a 600 auto per 1.000 abitanti. Se la Cina dovesse avvicinarsi a percentuali paragonabili (500 milioni di auto in più) la CO2 legata ai trasporti privati schizzerebbe alle stelle.