Ha il sapore di un “serrate i ranghi” il vertice che la Cina ha convocato per mettere le società minerarie attorno a un tavolo e concordare le strategie contro il caro delle materie prime critiche al centro della transizione energetica.

È stato il ministero dell’Industria e della Tecnologia di Pechino a prendere l’iniziativa, conscio della necessità di abbassare i prezzi di terre rare e non solo, aumentati come lungo strascico della pandemia, soprattutto nella seconda metà del 2021.

Controllo dei prezzi

Il titolare del dicastero, Xiao Yaqing, ha perciò chiesto alle tre più grandi compagnie del Dragone, ovvero China Rare Earth Group, China Northern Rare Earth Group e Shenghe Resources, di mettersi al lavoro per regolare al meglio le loro operazioni e gli scambi commerciali. L’obiettivo è prevenire speculazioni di mercato ed eccessi di accaparramento da parte di qualche player, salvaguardando così la catena di approvvigionamento.

Ma non solo. L’altra richiesta alle tre società è di assumere un ruolo guida nel promuovere dei meccanismi di determinazione dei prezzi, facendosi carico di un compito che dovrà indirizzare l’intera industria mineraria.

Corsa in auto elettrica

La Cina corre quindi ai ripari per aiutare l’auto elettrica, a sua volta fondamentale per un settore, quello delle estrazioni di terre rare, che l’ha vista mantenere lo scettro per decenni. Basti pensare che circa il 70% di queste materie prime nel mondo arriva dall’ombra della Grande Muraglia.

L’Occidente si sta però mobilitando per ridurre la dipendenza dalle importazioni cinesi e, contemporaneamente, scalzare il dominio di Pechino sulle vetture a batteria, con gli Stati Uniti che lanciano un imponente piano di elettrificazione e l’Europa che si muove sul fronte dei chip.