“Viviamo in un mondo darwiniano, dove i ragazzi che sopravvivono sono quelli che si adattano. E anche noi dovremo adattarci, se quella realtà dovesse materializzarsi”. Parola di Carlos Tavares, ceo del Gruppo Stellantis, che parla così per esprimere ancora qualche dubbio sui tempi serrati dell’elettrificazione.

Pur riconoscendo che l’industria dell’auto si sta muovendo per “una giusta causa, che aiuta a risolvere il problema del riscaldamento globale”, Tavares lancia infatti un allarme: la velocità con cui si sta muovendo il settore è “così alta che la catena di approvvigionamento e la capacità di produzione non hanno il tempo di adattarsi”.

Selezione naturale

Di questo passo, il ceo teme che le batterie scarseggeranno già tra il 2024 e il 2025. Una crisi che, secondo lui, potrebbe poi essere seguita da un deficit generale delle materie prime necessarie ai veicoli elettrici. Quando? Nel 2027 o 2028. Eventuali problemi sarebbero tra l’altro comuni a tutte le economie occidentali. Ma le Case non dovranno fare altro che rimboccarsi le maniche, adattandosi.

Dichiarazioni che fanno seguito ad altre uscite precedenti, con cui Tavares aveva criticato la scelta dell’Unione europea di fissare una data di scadenza alle vendite di motori a combustione, definendola una “imposizione”, che “comporta costi aggiuntivi del 50% rispetto a un veicolo convenzionale”.

“Basta giocare con le regole – sono le sue parole –. Lasciatele così come sono e permettete alle persone di lavorare correttamente, con concentrazione e rigore”.

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Produzione a Melfi

Farsi trovare pronti

Cosa dovrà fare l’industria per fronteggiare un futuro incerto? Prepararsi, mettendo in cantiere le gigafactory per batterie e auto elettriche. L’ultima il Gruppo l’ha annunciata pochi giorni fa, in joint venture con Samsung.

Si troverà a Kokomo, nell’Indiana (Usa), e avrà una capacità produttiva di 33 GWh. Darà lavoro a 1.400 persone e inizierà a sfornare accumulatori nel 2025. Nel frattempo, anche le altre Case costruiscono i loro stabilimenti.