L'idrogeno è definito "rosa" quando viene prodotto tramite elettrolisi eseguita con energia ricavata da centrali nucleari. E ci sono diversi Paesi Ue che, da anni, chiedono di parificarlo all'idrogeno verde, cioè quello più ricercato, perché prodotto da fonti rinnovabili. Il 10 febbraio la Commissione ha accolto e approvato la loro richiesta

Si tratta di Francia, Romania, Bulgaria, Polonia, Slovenia, Croazia, Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca: tutte Nazioni che fanno del nucleare una delle fonti energetiche primarie. Nei giorni scorsi avevano ribadito la loro idea, in via formale, tramite una lettera ufficiale firmata e inviata all'Ue. Ma perché questo è un passo importante per il settore dei trasporti?

La lettera in cinque atti

La richiesta era arrivata negli uffici della Commissione europea con una lettera firmata dai vari ministri dell'Ambiente, nella quale, in cinque atti, venivano analizzati i vantaggi che l'inserimento dell'idrogeno rosa nelle fonti energetiche rinnovabili avrebbe comportato a livello comunitario.

Andando con ordine, nel primo atto si spiegava come questo tipo di idrogeno potrà essere, in futuro, un elemento chiave sia nella prospettiva di decarbonizzazione delle principali catene industriali (acciaio, fertilizzanti, ecc.), sia come vettore energetico per alimentare le soluzioni di trasporto, soprattutto commerciale.

Secondo i nove Paesi, ritardi nella diffusione di questo nuovo carburante a basse emissioni avrebbero messo a repentaglio il programma di decarbonizzazione dell'intera Europa o la sua crescita economica: un tema approfonditamente trattato nel secondo atto.

Nel terzo atto si parlava, poi, di come l'eventuale limitazione dello sfruttamento del nucleare per effettuare l'elettrolisi avrebbe potuto minare la competitività europea di questo nuovo elemento, tenendo in considerazione la posizione strategica degli Stati Uniti in merito; il tema trattato nell'atto quarto.

Infine, nel quinto e ultimo capitolo si parlava di cooperazioni tra Stati membri. Secondo le nove Nazioni, l'infrastruttura transeuropea per il trasporto dell'idrogeno a lunga distanza sarà sempre più necessaria affinché il mercato europeo dell'idrogeno diventi - di nuovo - competitivo ed efficiente.

Il testo integrale della lettera firmata dai nove Paesi

L'approvazione della richiesta

Dopo un'attenta analisi, la Commissione Europea ha approvato - con un nuovo regolamento ancora in bozza ma che dovrebbe diventare effettivo a giorni - la richiesta effettuata dai nove Paesi, introducendo l'idrogeno rosa a tutti gli effetti all'interno delle rinnovabili. Contemporaneamente, però, ha anche stabilito due nuovi criteri importanti - con due date definitive - riguardo l'elettrolisi e l'energia necessaria per effettuarla:

  1. Entro il 2030, la produzione di idrogeno dovrà essere abbinata alla produzione di energia rinnovabile su base oraria. Fino ad allora, la correlazione resterà fissata su base mensile.
  2. Entro il 2028, i produttori di idrogeno dovranno dimostrare che i loro elettrolizzatori siano collegati a impianti di energia rinnovabile realizzati non più di 36 mesi prima.

Oltre a questo, la Commissione ha anche anticipato che presto saranno introdotte ulteriori regole con l'obiettivo di creare delle correlazioni spazio-temporali tra l'idrogeno stesso e l'energia elettrica necessaria per ricavarlo.

Quest'ultima complessa decisione, come specificato dal sito Euractiv e ancora in fase di definizione precisa, si è resa necessaria, per esempio, per evitare che un produttore sud europeo, in futuro, si sarebbe potuto avvalere di energia rinnovabile prodotta in Nord Europa.

Il perché della richiesta

Per analizzare bene i motivi di questa richiesta, prima di tutto è opportuno chiedersi perché questi nove Paesi abbiano potuto redigere la lettera nei confronti della Commissione Europa.

La risposta si può trovare, in primo luogo, nell'articolo 194 (2) del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, che sancisce il diritto degli Stati Membri di determinare le condizioni di sfruttamento delle proprie risorse energetiche, quindi di effettuare una scelta tra le diverse fonti energetiche e decidere la struttura generale del proprio approvvigionamento energetico.

Ma non è tutto. Un'altra risposta si può trovare nella direttiva 2002/21/CE del 7 marzo 2002, che definisce l'obbligo per gli Stati membri di non imporre né discriminare l'uso di un particolare tipo di tecnologia in qualsiasi campo.

La mappa attuale delle centrali nucleari attive al 2022 in Francia

Il carro trainante della richiesta è stato, ovviamente, la Francia. Come avevamo anticipato nel terzo approfondimento sulla corsa all'idrogeno verde alla fine del 2022 - che trovate linkato a fondo pagina - il Paese guidato da Macron si trova già oggi in una posizione avvantaggiata, essendo uno dei pochi dell'Europa occidentale ad aver mantenuto attive nel corso dell'ultimo decennio diverse centrali nucleari sul territorio: 19 in tutto.

Ma quali ulteriori vantaggi porterà all'Eliseo la nuova approvazione dell'idrogeno rosa all'interno della ristretta cerchia delle rinnovabili? Prima di tutto la possibilità di produrne in grandi quantità, per poterlo di conseguenza trasferire (e quindi vendere) all'estero tramite il progetto H2Med, che entro il 2030 dovrebbe portare alla realizzazione di un grande gasdotto europeo per il trasferimento dell'idrogeno da Spagna e Francia verso Germania e altri Paesi.

Ma non solo. Una grande quantità del primo elemento sulla tavola periodica potrà essere sfruttata anche all'interno della Nazione stessa per alimentare il trasporto commerciale, settore nel quale l'idrogeno giocherà un ruolo fondamentale nei prossimi anni.

A tal proposito, è notizia di pochi giorni fa la firma di una grande partnership tra il colosso mondiale francese dell'idrogeno AirLiquide, la prima delle due aziende mondiali più importanti per l'elettrolisi, e TotalEnergies, per la realizzazione di oltre 100 punti di rifornimento dedicati a mezzi pesanti in Francia.

La nuova direttiva RED3

A livello europeo, uno degli obiettivi finali di questa importante decisione è l'introduzione dell'idrogeno rosa all'interno della nuova revisione della direttiva RED (Renewable Energy Directive), attualmente in discussione proprio a Bruxelles.

Nella terza revisione del testo, prevista come da accordi tra gli Stati membri proprio per quest'anno, compariranno quindi i nuovi termini per l''ulteriore stretta sulle emissioni prevista a partire dal 2030, che, ancora sulla carta, dovrebbe ridurre i limiti attuali fino al 40%.

Appare chiaro quindi come, per sottostare a tale richiesta, sia diventano ormai fondamentale per le Nazioni poter contare su un "carburante" alternativo - che può anche diventare un combustibile - come l'idrogeno.

I nostri approfondimento sull'idrogeno: