Le batterie “made in Ue” potrebbero parlare cinese. Sono sempre di più gli investimenti dei produttori orientali nel Vecchio Continente, attratti dalla crescita dell’auto elettrica e dalla possibilità di aumentare i guadagni in vista dello stop alla vendita di motori a benzina e diesel dal 2035.
Ammonta infatti a 16 miliardi di euro la cifra complessiva che le società cinesi hanno messo sul piatto europeo dal 2018 a oggi. Tra questi, ci sono gli 1,8 miliardi destinati da CATL all’Ungheria per dare vita all’impianto produttivo di accumulatori più grande d’Europa. Per le aziende di Pechino e dintorni, si parla ormai della fonte di investimenti principale nella regione.
Tra tempi e politiche
A rivelarlo è uno studio pubblicato dal think tank Mercator Institute for China Studies e dall’istituto di ricerca Rhodium Group. La Cina dell’auto elettrica non si limita però al business degli accumulatori, perché – come ben sappiamo – punta ad aumentare la sua presenza nel Vecchio Continente con la produzione di vetture a zero emissioni.

Un particolare della BYD Atto 3
Ma come mai tutto questo interesse? E perché le aziende cinesi trovano terreno fertile in Europa? Secondo il report, le ragioni sono essenzialmente due. La prima dipende dal fatto che l’Ue è più indietro del Dragone nel settore della mobilità sostenibile. Ha meno impianti produttivi e, perciò, è più aperta agli investimenti dall’estero.
La seconda è invece una motivazione politica. Con l’approvazione dell’Inflation Reduction Act (Ira), che premia il “made in USA” a scapito dell’economia straniera, le aziende cinesi hanno accelerato i piani di espansione nel Vecchio Continente, che risulta essere il secondo mercato dei veicoli elettrici al mondo.
Più dazi?
E proprio qui si inserisce la proposta della compagnia di assicurazioni Allianz Trade, messa nero su bianco in un recente rapporto. Segnalando che la conquista cinese dell’Europa costerà 7 miliardi di euro l’anno entro il 2030 ai Costruttori locali, un’idea per mettere un freno potrebbe essere quella di aumentare i dazi sulle importazioni, oggi al 10% (più Iva), contro il 27,5% degli Stati Uniti.
Fonte: New York Times, Automotive News Europe