Case allagate, auto sommerse, strade distrutte e persone in lacrime. Le immagini dell’alluvione in Emilia-Romagna stanno facendo il giro del mondo, lanciando l’ennesimo allarme sul cambiamento climatico e risvegliando (si spera) le coscienze dei peggiori negazionisti.

Perché gli esperti (come ad esempio Luca Mercalli, giusto per citarne uno) sono tutti d’accordo: eventi catastrofici come questo sono frutto anche del riscaldamento globale. Un fenomeno che preoccupa sempre di più i giovani. Sono circa 6 su 10 (precisamente il 60% della Generazione Z e il 57% dei millennial) i ragazzi che considerano il cambiamento climatico come fonte di stress.

A dare i numeri è il sondaggio “Waves of change: acknowledging progress, confronting setbacks” della società di consulenza Deloitte, che ha intervistato quasi 23.000 giovani di 44 Paesi per conoscerne lo stato di salute mentale rispetto alle sfide del futuro, dal lavoro alla transizione, passando per la mobilità.

Cosa fanno i giovani

Alcuni si stanno muovendo per ridurre l’impatto sull’ambiente (69% della Gen Z e 73% dei millennial), mentre altri si dicono disposti ad acquistare prodotti più sostenibili (59% della Gen Z e 60% dei millennial) per dare una mano al pianeta. Compresa l’auto elettrica. Il 16% della Gen Z e il 15% del millennial l’hanno già comprata, mentre il 41% e il 44% di loro promette di farlo nei prossimi anni.

  • Gen Z e millennial che hanno acquistato un’auto elettrica: 16% e 15%
  • Gen Z e millennial che acquisteranno un’auto elettrica: 41% e 44%
La lotta al cambiamento climatico non è più rinviabile

Il problema è che molti pensano sia difficile mettere in pratica le buone intenzioni, vista la situazione economica difficile (53% della Gen Z e 55% dei millennial). Un tema che va a braccetto con quello del greenwashing, con 3 giovani su 10 (30% della Gen Z e 29% dei millennial) a non prenderlo sottogamba.

Più auto elettriche (e non solo)

C’è poi il filone dei luoghi di lavoro. I ragazzi ritengono che le aziende dovrebbero fare di più per contribuire alla transizione ecologica: il 50% della Gen Z e il 46% dei millennial sta perciò facendo pressing sui propri capi per far alzare loro l’asticella degli obiettivi di sostenibilità.

Anche perché circa la metà dei giovani (53% della Gen Z e 48% dei millennial) sostiene che il mondo dell’imprenditoria abbia messo da parte la lotta al cambiamento climatico a causa di guerra a pandemia. Cosa dovrebbero fare di più i datori di lavoro? Gli intervistati hanno 5 proposte:

  • fornire sussidi ai dipendenti per spingerli a scelte più sostenibili (ad esempio, incentivi all’auto elettrica, alle rinnovabili e all’uso del trasporto pubblico)
  • educare/formare i propri dipendenti su come essere più sostenibili
  • vietare o ridurre i prodotti in plastica monouso in luoghi di lavoro e uffici
  • ristrutturare i luoghi di lavoro renderli più ecologici
  • rendere più verdi le comunità in cui si lavora
Il sondaggio di Deloitte