Non tutti sanno che anche il Marocco ha la sua Casa automobilistica. Si chiama Neo Motors, ha sede a Rabat e, proprio in questo mese, inizierà a vendere la sua prima auto (a benzina). Si tratta di una reinterpretazione moderna della Jeep Willys, che sarà prodotta in 5.000 unità all’anno.
Non molte, a dire il vero. Per fare un paragone, la Gigafactory Tesla di Shanghai può fare altrettanto in un solo giorno. Ma dietro quello che è a tutti gli effetti un inizio, ci sono mire più grandi. E sono elettriche.
Dalla "Jeep" alla BEV
Fondata nel 2017 dall’attuale ministro delle Comunicazioni e della Cultura del Marocco (Nassim Belkhayat), la Neo Motors sarebbe oggi in trattativa con la Banca Africana dello Sviluppo per ottenere finanziamenti che le permettano di crescere in modo consistente.
L’obiettivo di Belkhayat, che ha recentemente rilasciato un’intervista a Bloomberg, sarebbe quello di accelerare sulla creazione di un comparto automobilistico marocchino capace di soddisfare le richieste delle Case europee. In questo modo, il Paese potrebbe diventare una sorta di ponte fra il Vecchio Continente e l’Africa. Per farlo, chiaramente, bisognerà specializzarsi sulla mobilità a zero emissioni.
La svolta elettrica
In Marocco ci sono già Case europee che hanno stabilimenti produttivi (da lì arriva per esempio la Citroen AMI). Ma Belkhayat, con la Neo Motors, vuole ora spingere sull’elettrificazione e avviare la produzione di componenti e di modelli alimentati esclusivamente a batteria. Con la sua prima vettura ha già messo in comunicazione oltre 40 aziende locali.

La Citroen Ami, prodotta in Marocco
Tra i prossimi passi, c’è anche quello della quotazione in Borsa del brand, altra mossa per raccogliere liquidità. Il Marocco ha circa 37 milioni di abitanti e solo 4,3 milioni di vetture che circolano sulle strade. Ogni anno le vendite di auto nuove sono di circa 175.000 unità, ma le prospettive di crescita sono buone. E affermarsi sull’elettrico consentirebbe al Paese di mettersi in competizione con altri Stati mediorientali come Egitto, Arabia Saudita e Turchia, tutti molto concentrati sulla mobilità del futuro.