Uno dei temi più dibattuti tra i proprietari delle auto elettriche è la notevole difformità tra il costo della ricarica domestica e pubblica, nonché tra quella con POD (punto di consegna) domestico o dedicato al posto auto. Non a caso, proprio questi temi sono stati al centro delle proposte illustrate in Senato da Motus-E per rendere più sostenibili le tariffe per la ricarica.

L’associazione, in particolare, è intervenuta in commissione Industria nell’ambito degli approfondimenti su mobilità e mercato elettrico: vediamo nel dettaglio quali sono le soluzioni prospettate.

Ricarica pubblica come a casa

Per Motus-E è indispensabile determinare prezzi della ricarica sempre più competitivi rispetto ai motori endotermici, agendo su oneri di sistema e costi di trasmissione e distribuzione, che rappresentano circa il 40-50% del prezzo finale. In quest’ottica, l'associazione propone innanzitutto di assimilare la ricarica nelle pertinenze (come garage e box auto) a quella domestica, nonché di ridurre la componente regolata della tariffa monomia BTVE, in modo da avvicinare la ricarica pubblica ai livelli di prezzo di quella domestica.

Così facendo, per Motus-E si renderebbero più eque e comparabili le condizioni economiche di acceso per la ricarica pubblica e privata, rappresentando “un costo minimo” per il sistema elettrico rispetto al gettito totale. Il tutto, incentivando la nascita di nuovi utenti che una volta terminata questa incentivazione (per via dei volumi di vendite più significativi) rappresenteranno una nuova fonte di gettito, e non di costo, per il sistema.

Ricariche veloci e V2G

Un’altra proposta riguarda l’introduzione di una tariffa monomia per i punti di prelievo in MT dedicati alla ricarica ad alta potenza, che per qualche anno – riconosce Motus-E - sconterà un numero di clienti ridotto e bassi tassi di utilizzo delle infrastrutture. Un’evidenza che si traduce in un peso significativo sia dei costi di connessione che delle componenti fisse e di potenza.

Infine, l‘ultima richiesta è di scontare le componenti regolate delle tariffe MT trinomie ai servizi di car sharing e trasporto pubblico locale. Infatti, spiega l’associazione, nel caso dei depositi di autobus e dei parcheggi per le auto condivise, la programmabilità delle ricariche consentirebbe un dimensionamento ottimizzato delle infrastrutture di ricarica, con un minor impatto delle componenti fisse e di potenza della connessione.

In considerazione del potenziale ruolo di “batteria mobile” delle EV in un sistema elettrico sempre più basato sulle fonti rinnovabili, l’associazione sottolinea inoltre come i software di smart charging e il vehicle to grid rappresentino “un’importante risposta all’impatto, in termini di potenza richiesta alla rete, dei veicoli elettrici sulle linee di distribuzione in bassa e media tensione”.

Palazzo Madama

Come sviluppare la filiera italiana

Motus-E ha illustrato a Palazzo Madama anche una serie di azioni da intraprendere – nell’ambito del Tavolo Automotive al Mise – per far decollare la filiera della mobilità elettrica Made in Italy. Le azioni proposte includono tra le altre cose delle agevolazioni alle reti di imprese e ai processi di aggregazione per le PMI del settore, sostegno agli investimenti in R&S e riconversione industriale, nonché la formazione e riconversione delle competenze.

In questo quadro rientrerebbe pure un’analisi dei finanziamenti pubblici erogati finora all’industria automotive, ma soprattutto una serie di iniziative per far diventare l’Italia un mercato appetibile per la eMobility. Come? Con piani certi di penetrazione degli EV per flotte aziendali, logistica e TPL, obiettivi minimi di elettrificazione nei Piani urbani per la mobilità sostenibile (PUMS) e una ridiscussione Piano nazionale per le colonnine (PNIRE).