Se c’è una cosa che tutti hanno imparato dall’emergenza Coronavirus è l’importanza della ricerca, e ancor di più della capacità di fare sistema per portarla avanti. Un discorso valido in tutti i settori e a maggior ragione per la lotta ai cambiamenti climatici, da tornare a combattere con determinazione superata la fase più critica della pandemia.

In questo senso l’Europa migliore, quella delle Università e dei ricercatori, ha lanciato proprio nei giorni scorsi il suo piano d’azione per creare le batterie del futuro, frutto dell’impegno portato avanti dalla Battery Alliance Ue di cui tante volte abbiamo parlato in passato. E così, ecco la roadmap di Battery 2030+, l’iniziativa cross-settoriale di R&S che si propone di “creare gli strumenti necessari per trasformare radicalmente il modo in cui scoprire, sviluppare e progettare batterie ad altissime prestazioni, durevoli, sicure, sostenibili e convenienti”.

Auto elettriche e rinnovabili

Un’impresa determinante per le prospettive dell’industria europea, stretta tra lo sforzo per la decarbonizzazione e la concorrenza dell’Asia, dominus assoluto - Cina in testa - delle batterie. Batterie che rappresentano l’asse intorno cui si dispiegherà tutta la transizione energetica: auto elettrica quindi, ma anche (e soprattutto) storage per le fonti rinnovabili, per natura intermittenti, che solo attraverso gli stoccaggi permetteranno di raggiungere l’obiettivo europeo della neutralità climatica al 2050.

Ma vediamo lungo quali direttive si svilupperà la strategia di Battery 2030+, che tra i 17 partner principali del progetto vede impegnato per l’Italia il Politecnico di Torino, con l’impegno in prima linea della professoressa Silvia Bodoardo.

I pilastri della ricerca

Per centrare i target i promotori dell’iniziativa hanno fissato tre driver principali di ricerca, con il punto di partenza che è un approccio “chemistry neutral”. Sarebbe a dire che nessuna strada deve essere lasciata inesplorata.

Il primo pilastro è quello legato alla ricerca dei materiali migliori da impiegare e passa attraverso la combinazione di BIG (Battery interface genome) e MAP (Materials acceleration platform), ossia dalla creazione di un enorme database di elementi da valutare sfruttando modellazione e intelligenza artificiale.

Ma la batteria del futuro dovrà anche essere “intelligente” e non a caso il secondo driver riguarda “l’integrazione delle funzionalità smart”, perseguita attraverso due aree di ricerca: sviluppo di sensori in grado di monitorare continuamente le reazioni chimiche nelle celle e di meccanismi di “auto-riparazione” per limitare al massimo i fenomeni di degradazione.

Il terzo punto della strategia è quello che prelude alla messa a terra delle idee, dovendo rappresentare però una stella polare durante tutte le fasi di sviluppo. Si tratta della “producibilità e della riciclabilità”, passaggio chiave di un piano che punta a batterie sì prestazionali, ma anche economiche e sostenibili in un’ottica di economia circolare.