La strada verso la mobilità elettrica è ormai segnata, con la spinta dell’Europa sempre più assecondata dai maxi-investimenti delle Case, ma curiosamente continua ad essere caratterizzata da paradossi più o meno semplici da sciogliere. Uno, tutto italiano, lo abbiamo affrontato qualche tempo fa e riguarda la “strana” influenza positiva che i bassi prezzi di petrolio e carburanti potrebbero avere sul settore.
L’altro riguarda invece le quotazioni di un elemento fondamentale per le batterie: il litio, presente ovviamente anche nelle batterie cobalt-free come quella appena introdotta da Tesla. Già, perché a differenza di quanto possa apparire, un prezzo troppo basso del litio potrebbe - paradossalmente, per l’appunto - avere riflessi negativi sullo sviluppo della eMobility. Ecco perché.
L'andamento dei prezzi
Un primo allarme in questo senso arriva dall’opinionista della Reuters, Andy Home, e ricorda in un certo senso le dinamiche (un po’ perverse) che si verificano spesso con il petrolio, commodity per eccellenza nel mondo finanziario.
Ma facciamo un passo indietro e osserviamo intanto il recente andamento del prezzo del litio. Dopo il boom del 2016-2017, le quotazioni del metallo si sono infatti rapidamente sgonfiate. E il perché è molto semplice: i prezzi elevati hanno spinto moltissime aziende minerarie ad accelerare la produzione, con l’effetto di aumentare troppo l’offerta rispetto alla domanda.
E ora? Il cosiddetto glut di litio, sarebbe a dire l’eccesso di offerta rispetto alla richiesta, si stava riassorbendo fino al terribile avvento del Coronavirus, che ovviamente con la frenata di tutte le attività ha sbaragliato nuovamente il mercato.
Il paradosso
Ok, ma qual è il problema? Avere prezzi bassi non è un vantaggio? Non esattamente in questo caso, perché si tratta di uno shock che non risponde a una dinamica di mercato “sana”. Una caduta dei prezzi troppo repentina finisce inevitabilmente per “spazzare via” molti piccoli produttori e rallentare l’output di quelli più grandi.
All’orizzonte, senza andare chissà quanto in là con gli anni, è evidente però che ci aspetta una domanda enormemente più forte, frutto delle politiche europee sempre più orientate verso l’elettrico e delle strategie dei costruttori. Il pericolo quindi è chiaro: una possibile impennata delle quotazioni per effetto dello scompenso domanda-offerta.
Cosa c'entra la finanza
Questa situazione trova origine, come spesso accade, nei complessi meccanismi che regolano i mercati finanziari, ancora più farraginoso nel caso del litio.
Per questo metallo infatti non esiste uno standard usato per dare un segnale univoco di prezzo, come avviene per esempio per il rame o per lo stesso petrolio, che pure può avere qualità molto diverse ma ha due benchmark, Brent e Wti, usati come base per “prezzare” anche le altre.
Guardando alle batterie, anche il nickel ha una dinamica di prezzo “più semplice”, che consente al mercato dei futuri di svilupparsi in modo più lineare. I contratti futures sono quelli che - semplificando al massimo - consentono di comprare una determinata commodity con una scadenza futura, mensile, trimestrale, annuale e via dicendo.
In questo modo, prendendo proprio l’esempio del nickel, il mercato indica oggi che se i contratti a breve termine hanno un valore più basso, quelli più lontani nel tempo (e più vicini quindi all'aumento della domanda), restano più elevati, mantenendo così "più tonico" l’intero mercato. E consentendo alle aziende di presentarsi alla Banche con fondamentali più solidi per investire in nuova produzione.
La soluzione
La conclusione di questo discorso la pennella con chiarezza Andy Home, prefigurando anche quella che potrà essere la soluzione al problema:
“La necessità di prezzi forward del litio sta diventando sempre più urgente. La rivoluzione dell’auto elettrica potrà anche essere un attimo in pausa, ma l’accumularsi di programmi nazionali per la crescita green non potrà che farla accelerare ulteriormente. E per questo, l’industria del litio ha bisogno di un modo per misurare il futuro orizzonte dei prezzi per rispondere alle nuove sfide della domanda”.