Tesla fa gola a molti. Automobilsti, azionisti e… hacker. Proprio gli ingegneri della Casa di Palo Alto, insieme all’FBI, hanno sgominato un attacco da parte di pirati informatici verso la Gigafactory del Nevada, già protagonista di un piccolo "giallo" nelle scorse settimane. La storia è degna delle migliori spy-story hollywoodiane, non fosse altro per il lieto fine.
L’FBI in base alle ricostruzioni ha proceduto anche all’arresto di un cittadino russo di 27 anni che si era recato negli Usa lo scorso mese con visto turistico, che avrebbe fatto parte proprio del gruppo di cybercriminali che aveva programmato l’attacco. Ma cosa è successo?
La richiesta di riscatto
Gli hacker avevano pensato di lanciare un ransomware, un programma in grado di limitare l’accesso ai dati dei computer colpiti, e di chiedere poi un riscatto di circa un milione di dollari per rendere accessibili tutte le informazioni appositamente criptate.
L’FBI, inizialmente, ha diramato solo la notizia di aver sventato un enorme attacco informatico nei confronti di una società con sede in Nevada. Solo dopo è trapelato che la società in questione fosse la Casa di Elon Musk.
Il dipendente doppiogiochista
A quanto pare, per la buona riuscita del colpo, gli hacker avrebbero dovuto avvalersi dell’aiuto di una talpa interna alla Gigafactory. L’avevano individuata in un dipendente di origini russe anch’esso, che però, dopo aver incontrato la banda, avrebbe iniziato un rischiosissimo doppio gioco.
Non solo si sarebbe infatti rifiutato di collaborare al crimine, ma avrebbe anche immediatamente informato i vertici aziendali, che a loro volta si sono rivolti all’FBI.
L’arresto dell'hacker
Così, è iniziata una fitta trattativa tra l'hacker e il dipendente Tesla, che si sarebbero incontrati in numerose occasioni durante tutto il mese di agosto, apparentemente per definire i dettagli del piano e il compenso per l’aiuto prestato.
Ma L’FBI ha seguito tutti gli incontri raccogliendo più dettagli possibili sul colpo programmato arrestando l'hacker il 22 agosto all’aeroporto di Los Angeles, dove si trovava per imbarcarsi su un volo diretto in Russia.
Purtroppo attacchi di questo tipo non sono certo una novità. Si sa ad esempio che CWT Group, società specializzata in consulenze aziendali, ha sborsato la bellezza di 4,5 milioni di dollari per un attacco ransomware simile subito a luglio. E a proposito di spy-story, la stessa Tesla è al centro di quella relativi alla presunta sottrazione di informazioni riservate sulle sue auto.
Che dire quindi, l'attesa per il fondamentale Battery Day e vertice degli azionisti Tesla del 22 settembre continua a riservare colpi di scena, inclusa la possibile nuova hatchback di Elon Musk pensata per l'Europa.