Ci risiamo: un nuovo giallo si apre sulle colonnine di ricarica in autostrada. Stavolta, però, con il grosso vantaggio che il caso è stato portato all’attenzione del Parlamento.
Già, perché il deputato M5S Giuseppe Chiazzese, autore anche della proposta di stop alle vendite di auto termiche in Italia dal 2035 (costatagli persino delle vergognose minacce di morte), ha interrogato oggi sul tema il ministero dei Trasporti, ottenendo una risposta che se da un lato potrebbe far gridare al miracolo, dall’altro lascia a dir poco interdetti. Vediamo il perché.
Obiettivo 107
Tutto si è svolto nell’ambito del question time in commissione Ambiente della Camera. Chiazzese ha chiesto al sottosegretario ai Trasporti, Roberto Traversi, delucidazioni sul recepimento in Italia della direttiva Dafi avvenuto con il D.Lgs 257/2016, che prevede tra le altre cose la realizzazione entro fine 2020 di un numero adeguato di punti di ricarica lungo la rete autostradale.

Un impegno che come sanno bene tutti gli automobilisti elettrici, nonostante i timidi primi passi dei mesi scorsi, risulta fino ad oggi disatteso dai concessionari, che pure come prescritto dalla norma hanno trasmesso al Mit i loro piani di infrastrutturazione.
In un contesto che all’atto pratico vede non più di una manciata di colonnine sparse qui e là su qualche autostrada, non può non sorprendere quindi la risposta del sottosegretario: “Alla data del 31 dicembre 2020, le infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici saranno 107”.
Troppo ottimismo?
Una risposta che come detto lascia un senso di spaesamento. Centosette colonnine entro fine anno? Sarebbe straordinario, ma (lieti di sbagliarci) risulta davvero poco verosimile, a maggior ragione in un momento come quello attuale.

“Lo trovo molto complicato”, ha replicato quindi Chiazzese, apprezzando in ogni caso “lo sforzo del ministero di accelerare in questa direzione”. E con l’occasione il deputato, che lascia intendere di voler monitorare molto da vicino la situazione, ha puntato la lente anche su un’altra questione.
La scelta del plug-in
“A differenza di altri Paesi europei, in Italia le vendite di plug-in hanno superato quelle delle elettriche pure”, ha detto Chiazzese, “un’anomalia che capisco, perché i cittadini hanno paura di non poter godere con l’elettrico dello stesso diritto alla mobilità delle altre alimentazioni”. Del resto, ha concluso, “se quando si viaggia in autostrada si è costretti ad uscire per andare a ricaricare in mezzo al nulla..”.
Che dire comunque, noi il pallottoliere in vista del 1° gennaio lo abbiamo preparato, con l’auspicio che per allora ci si possa tornare a concentrare al 100% su questo tipo di problemi.