La storia e l’economia insegnano che, quando i prezzi di un prodotto aumentano, i consumatori diventano più disposti a cambiare le proprie abitudini e cominciano a guardare altrove. Uno scenario che vale anche per le grandi dinamiche energetiche, con l'andamento del prezzo del petrolio che già in passato, nei momenti di picco, ha a suo modo contribuito all'affermarsi delle fonti rinnovabili (e dell'efficienza).

Secondo diversi osservatori lo stesso potrebbe verificarsi ora nel settore dei trasporti, come ben sappiamo già nel pieno di una transizione epocale. E in questo contesto, un assist all'auto elettrica potrebbe arrivare proprio dalla nuova fase rialzista delle fonti fossili, oro nero in primis.

Si sale ancora

In questi giorni il prezzo del greggio si è assestato intorno ai 75 dollari al barile, tornando su livelli che non si registravano dall'ottobre 2018. E gli analisti, tra cui la banca d’investimenti Goldman Sachs, prevedono che le quotazioni saliranno ancora, sfondando quota 80 dollari già durante questa estate e, forse, arrivando anche a 85 dollari.

Petrolio in fiamme, salgono i prezzi di benzina e gasolio

A quel punto, cosa succederà? Dare uno sguardo al passato può essere utile. Quando il petrolio entra in un lungo ciclo rialzista i consumatori cominciano a fare più attenzione ai prezzi alla pompa e sono maggiormente stimolati a valutare possibili alternative a benzina e diesel. Si è visto in passato con alimentazioni alternative come metano e Gpl, si potrebbe verificare con oggi con auto elettriche (magari i modelli più economici e incentivati) e plug-in. 

Politica e transizione

Già negli ultimi due decenni, di fronte a situazioni simili, le aziende e gli automobilisti hanno strizzato l’occhio a veicoli più efficienti dal punto di vista dei consumi per provare ad abbassare i nuovi costi. Adesso, però, per la prima volta, inizia ad esserci un'ampia scelta tra le auto "alla spina".

Chi ha intenzione di comprare una nuova auto potrebbe già scegliere una soluzione ecologica. Accanto agli automobilisti ci sono poi le associazioni ambientaliste e le politiche sui trasporti, che in una situazione simile potrebbero avere più forza per spingere sulla messa al bando delle motorizzazioni termiche. Qualcosa a cui sta già pensando seriamente l’Unione europea e di cui si è iniziato a parlare anche all'interno del Governo italiano.

L'Italia è in grado di produrre benzina sintetica?

Il gioco dell'Opec

Difficile dire quando si potrebbero vedere nel concreto i primi effetti di una progressiva disaffezione dei consumatori da benzina e diesel. Specialmente per le variabili sempre più vorticose che dominano l'andamento del barile, come i rapporti all'interno dell'Opec, l'organizzazione dei Paesi esportatori di greggio (diventato Opec+ con l'aggiunta della Russia), che fatica a trovare una linea comune per calibrare la produzione in modo da stabilizzare i prezzi. 

Una cosa però è certa e ce l'hanno insegnata molto bene le crisi petrolifere degli anni '70. Il mondo non resta a guardare impassibile i movimenti del barile e le fiammate dell'oro nero sono sempre una spinta in più per la transizione verso forme di energia - e oggi di mobilità - a minore contenuto di carbonio.