Una débâcle annunciata. L’esaurimento degli incentivi per le auto elettriche e plug-in è diventato realtà ieri, ma è da tempo ormai che il problema era noto a politica e addetti ai lavori. Così come lo era il nodo del rifinanziamento “sbagliato” arrivato con il decreto Sostegni bis, su cui nelle scorse settimane InsideEVs aveva acceso un faro insieme al segretario generale di Motus-E, Francesco Naso.

Il Parlamento, in effetti, aveva riconosciuto la necessità di rimpinguare l’ecobonus per le auto con emissioni fino a 60 g/km di CO2, ma a causa di un qui pro quo nella stesura della norma, i 60 milioni messi sul piatto non sono finiti nel "contenitore" giusto. La somma ha infatti alimentato erroneamente il cosiddetto extrabonus, l’addendum fino a 2.000 euro agli incentivi di base, a cui però, senza l’ecobonus, non si può accedere. Quindi, in sostanza, adesso ci sono zero euro per gli automobilisti che vogliono passare a un’auto elettrica o plug-in. E ora? La soluzione c'è, ma ci vorrà del tempo.

Unici in Europa

Se a luglio parlavamo di “rischio caos”, oggi possiamo dire laconicamente che il caos è arrivato davvero, in un disarmante disinteresse generale. L’erogazione dei fondi è stata bloccata e anche molti concessionari si trovano in difficoltà a fornire spiegazioni agli automobilisti (furiosi, ça va sans dire).

Una situazione paradossale, che dopo l’imponente crescita registrata nell’ultimo anno in Italia da BEV e PHEV, vede nella Penisola l’unico big europeo in cui sono disponibili incentivi soltanto per le auto termiche. Alla faccia del Green Deal e dei propositi di decarbonizzazione.

Trattandosi di un errore di scrittura, si potrebbe pensare, ci vorrà un attimo per sistemare le cose. Purtroppo, non è così.

Come risolvere il pasticcio

A quanto si apprende da fonti parlamentari, la volontà politica di sanare questa - imbarazzante - situazione sarebbe trasversale, ma l’iter per farlo sarà tutt’altro che immediato. Trattandosi di una norma primaria, non sarà sufficiente un semplice provvedimento attuativo o interpretativo: occorrerà inserire la modifica con un emendamento ad hoc all’interno di un nuovo decreto.

Una possibilità, eventualmente, potrebbe essere quella di deviare 35-40 milioni della somma finita sull’extrabonus per rifinanziare l’ecobonus, in modo da far viaggiare di nuovo in parallelo le due agevolazioni.

In ogni caso, quale che sia la soluzione che verrà adottata, occorrerà prima individuare un decreto adatto (magari il DL Fiscale, vista l’urgenza? o il Trasporti?), dopodiché vanno considerati i tempi tecnici di approvazione.

Aspettando la legge di Bilancio

Il rischio è che molto difficilmente si riuscirà a rimettere in piedi il sistema prima della metà di novembre. E nel frattempo, in moltissimi rimarranno scottati, con pesanti riflessi sul mercato di cui non si avrà neanche contezza immediata (il bonus è sulle prenotazioni, non sulle immatricolazioni).

Certo, è possibile che tra rinunce o ritardi nelle consegne rispunti prima fuori qualche soldo, ma è evidente che occorra un immediato colpo di reni della politica. E magari, che in vista della prossima legge di Bilancio si ragioni con calma e attenzione sulle prospettive del settore, consentendo all’industria e agli automobilisti di programmare più serenamente le proprie mosse. Magari, con incentivi strutturali e non più a singhiozzo. 

Le reazioni dell'Anfia e di Motus-E

"Fondamentalmente quello che noi prevediamo è che la fine degli incentivi alle auto elettriche provocherà sicuramente un arresto per la vendita di questo tipo di vetture, anche perché il delta del prezzo è ancora significativo". È la valutazione di Gianmarco Giorda, direttore Anfia, riguardo alla fine degli incentivi ecobonus per le auto elettriche.

Giorda chiede che si arrivi al più presto a una soluzione: "In tutta Europa gli incentivi funzionano e anche in Italia hanno funzionato. Ci auguriamo che nelle prossime settimane queste risorse vengano rimesse a disposizione magari prendendole dall'extra-bonus che ha 57 milioni, e che comunque non possono essere utilizzati, perché si tratta di un fondo complementare all'ecobonus; si potrebbero prendere 30-40 milioni e sarebbe una soluzione tampone. Poi, "sottolinea ancora Giorda", tra un paio di mesi si dovrebbe programmare con la legge di Bilancio andrebbero individuati incentivi per i prossimi due o tre anni, anche per agevolare la transizione ecologica dal momento che l'incentivo non è l'unico fattore ma è uno dei più importanti".

Per Francesco Naso, segretario generale Motus-E, associazione che raggruppa tutti gli stakeholder della mobilità elettrica, "possiamo perdere 20-25 mila di veicoli di immatricolato elettrico e altri 15 mila di ibride plug-in. Il rischio arriva quindi a un totale di 40 mila veicoli. C'è incertezza sul 2022, legata sia alla mancanza degli incentivi che ai problemi con le materie prime e i chip per l'industria. Quindi, il rischio è che il mercato italiano possa non essere più appetibile".