Al Salone di Monaco 2021 si è assistito alla prima uscita pubblica della neonata joint-venture Bugatti-Rimac. Non c’erano auto esposte né dell’uno né dell’altro marchio, ma Olivier Blume, amministratore delegato di Porsche, e Mate Rimac, fondatore dell’omonima Casa e ora numero uno della jv, hanno approfittato del palcoscenico bavarese per tracciare il futuro delle aziende protagoniste di una delle operazioni dell'anno.

Entrambi, come tutti i principali costruttori, si stanno attrezzando per affrontare la transizione energetica, e questo è uno dei motivi che ha spinto realtà così diverse come Porsche, Bugatti e Rimac, a unire le forze e fare fronte comune di fronte alle sfide del futuro. 

L’eccellenza paga

Oliver Blume, ad esempio, ha spiegato come in un momento di forte innovazione come questo sia necessario fare affidamento su partner altamente specializzati, in possesso di competenze che non possono essere sviluppate da una Casa automobilistica, che opera con orizzonti molto più ampi. “Batterie, motori, piattaforme, software, rete di ricarica: in tutte queste aree è fondamentale stringere partnership che accelerino l’innovazione - ha detto Blume - Solo così si raggiungono i risultati. Un terzo delle Porsche vendute oggi è già elettrificato. Nel 2025 sarà il 50%, nel 2030, anno in cui Porsche diventerà carbon neutral, l’80%”. 

È proprio in questa corsa verso le nuove tecnologie green che Porsche ha prima investito in Rimac e poi seguito e assecondato l’operazione del Gruppo Volkswagen che ha portato al matrimonio con Bugatti. “È una bella sfida - ha commentato Mate Rimac - è la prima volta che Volkswagen dà un marchio all'esterno. Fa ancora più impressione pensare che abbiano affidato un brand con più di un secolo di storia a un ragazzo come me, che ha poco più di 30 anni e che ha fondato una Casa automobilistica in Croazia. Però, è chiaro, sono molto felice e molto motivato”.

"Sì ai carburanti sintetici"

Tornando a Porsche, Blume ha sottolineato come l’impegno della Casa si divida su più fronti. “Stiamo lavorando anche sui carburanti sintetici - ha detto - Sono fondamentali per una realtà come la nostra, sia per i modelli nuovi che continueranno a usare motori a scoppio, sia per le auto già in circolazione, che potranno continuare a circolare. Penso alla 911, tanto per fare un nome che tutti conoscono”.

Mate Rimac si è inserito nel discorso spiegando che il passaggio dall’auto a motore termico a quella elettrica è solo l’inizio di una rivoluzione più ampia. “Fino a ora, per quanto l’auto sia cambiata radicalmente, il mondo automotive ha seguito procedure note - ha detto Rimac - Ha costruito una rete di fornitori, allestito linee produttive, organizzato una rete vendita e gestito l’assistenza. La vera sfida è ora, con il digitale e la guida autonoma si aprono scenari inesplorati”.

L’auto come strumento

Mate Rimac ha poi commentato sempre dal palco del Salone di Monaco il ruolo di Bugatti-Rimac nel panorama mondiale fornendo un punto di vista interessante. “Sono consapevole che le hypercar non possono salvare il mondo - ha detto - sono una cosa per pochi, sono sogni che si vedono più spesso appesi alle pareti di una cameretta che in strada. Possiamo dare il nostro contributo, con tecnologie che possono essere adottate poi da modelli a più grande diffusione, ma restiamo una nicchia estremamente ristretta. La sfida per le Case automobilistiche è molto più ampia. Anzi, è talmente ampia che va oltre lo stesso concetto di automobile”.

In effetti, le Case vogliono diventare aziende di servizi, come disse in tempi non sospetti il boss di Volkswagen Herbert Diess, o addirittura software companies, come ha ribadito ieri George Massing di Mercedes. Il concetto è: fino a oggi, con tutti i cambiamenti del caso, l’auto era rimasta al centro delle attività delle Case. Domani potrebbe diventare uno strumento più o meno remunerativo, attraverso il quale erogare tutta una serie di servizi.