È stato un lungo tavolo di confronto quello andato in scena ieri durante la prima giornata di e_mob, il festival della mobilità elettrica in Italia. Le tante ore di discussione, coordinate dal presidente di Class Onlus, Camillo Piazza, sono state occasione per industria e politica di mettere insieme le idee sui problemi che affliggono le auto a batteria e sulle possibili soluzioni.

Batterie sotto sequestro

Punto di partenza è stata la crisi dei chip, che sta mettendo in ginocchio il settore automotive. La lezione che si può ricavare dall’attualità è che l’Europa deve diventare indipendente dall’Asia. In questo, l’aiuto più importante sta arrivando sicuramente dai fondi dei vari Pnrr, funzionale anche per far sorgere nuove gigafactory in Italia.

Qui nasce però un primo problema: “Gli impianti rischieranno di stare fermi – ha dichiarato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A –, perché mancheranno le materie prime, come il cobalto e il nichel”. La soluzione? Guardare al passato per salvare il futuro: “Il nostro è un Paese molto ingegnoso, che ha fatto dell’economia circolare e del riciclo le proprie miniere”.

In poche parole, bisognerà continuare a comprare le batterie dalla Cina, ma, una volta che queste saranno entrate qui “non dovranno più uscire”, perché “sequestrate” da una filiera italiana per la seconda vita. Fortunatamente, i primi passi sono stati mossi nei giorni scorsi, ma l’aiuto della politica sarà determinante. Anche per combattere la burocrazia, che frena la eMobility italiana su diversi fronti.

Volkswagen: il progetto pilota per il riciclo delle batterie

Basta burocrazia

Altro tema, annoso ma sempre caldo, è stato infatti proprio questo. Secondo Arrigo Giana, direttore generale di Atm, il rischio è di non riuscire a rispettare i tempi del Pnrr, che “va realizzato entro il 2026”. Per la stessa data, invece, potremmo aver messo solo il primo mattone. Perché? “Al momento, non abbiamo idea di come i soldi verranno distribuiti – ha spiegato Giana –. Immaginiamo che i vari ministeri si dedicheranno all’argomento l’anno prossimo, quindi la decisione arriverà a fine 2022".

"Da lì", aggiunge, "i soldi cominceranno a transitare verso le Regioni, i Comuni e le aziende, ma ognuno di questi passaggi porterà via 6 mesi, totalmente inutili. Prima che questi fondi siano a disposizione passeranno 2 anni e mezzo”. Poi? “Le aziende dovranno bandire le gare e si entrerà in un tunnel da cui non si sa quando si uscirà, soprattutto se si apriranno dei contenziosi. Con questi tempi, passeranno 4-5 anni”.

Un rischio da non correre

La cosa preoccupa anche Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, soprattutto quando si parla dei 750 milioni di euro destinati all’installazione delle colonnine: “Non possiamo permetterci di non spendere quei soldi”. La sua proposta è una “gestione centralizzata dei fondi”, fissando “target ben precisi” a carico delle amministrazioni locali. Solo così il tesoretto non verrà sprecato.

A questo proposito, Naso ha anche riportato uno studio che dimostra come “potrebbero essere sufficienti meno dei 750 milioni previsti” per realizzare l’obiettivo di installare 20.000 colonnine. “Potrebbero bastare 500 milioni, quindi avremmo altri 250 milioni per prendere ulteriori iniziative, come aumentare il numero di ricariche fast e ultrafast o coprire quei Comuni a domanda debole e che fanno fatica a infrastrutturarsi”.

Enel X Corso Francia Chargin Station

Cambio culturale in corso

Per fortuna, le cose stanno migliorando all’interno degli enti locali, dove c’è stato “un cambio culturale rispetto a 3-4 anni fa”, come sostiene Roberto Colicchio, Head of business development di BeCharge.

“Quando ci presentavamo ai Comuni, i nostri interlocutori non capivano cosa significasse ospitare un’infrastrutture di ricarica. Ci trovavamo davanti regole diverse; non dico 8.000 (numero dei Comuni in Italia, ndr), ma abbastanza”. Ad accelerare i tempi “è stato il lavoro fatto da e_mob e Motus-E per far comprendere le best practice alle amministrazioni”. Ma si può fare di più, chiedendo ai regolatori di armonizzare le procedure.

Più conoscenza

Eugenio Comincini, capogruppo del Partito democratico al Senato, punta poi il dito anche in un'altra direzione. Secondo lui, il problema non riguarda tanto le regole sulle infrastrutture, quanto la capacità di applicazione da parte degli enti locali. Bisognerebbe perciò “accompagnarli nella comprensione dei pacchetti normativi a disposizione”.

Il senatore concorda invece su una questione che affligge il settore: fermare lo stop & go agli incentivi, che andrebbero “stabilizzati, almeno nel medio periodo”. Ma, soprattutto, Comincini è per l’ecobonus a favore delle sole vetture a batteria, perché “è giusto che il regolatore pubblico mandi un messaggio chiaro: se vogliamo favorire prioritariamente la mobilità elettrica, c’è bisogno di investire maggiormente su quel versante”.

Incentivi stabili e solo per EV

Nessun dubbio al riguardo anche da parte di Davide Crippa, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera: “Dobbiamo andare avanti sulla stabilizzazione degli incentivi e limitarli alle auto con emissioni comprese nella fascia 0-20 g/km CO2”. In pratica, basta bonus persino alle ibride plug-in, perché “spessissimo si fanno viaggi in cui non si ricarica, quindi l’auto non emetterà quanto dichiarato in fase di immatricolazione”. La promessa è di discuterne in Parlamento.

Crippa si è poi concentrato sui problemi di comunicazione della mobilità sostenibile, partendo dalla dichiarazione di “un noto presidente di un’associazione italiana di automobilisti (Sergio Marchionne, ndr)”, che accusò l’auto elettrica di “emettere più di una a diesel”, per arrivare al recente caso del viaggio Roma-Reggio Calabria di 52 ore, definito “un qualcosa di paradossale dal punto di vista giornalistico”, perché, “quando il goliardismo diventa informazione, la cosa è preoccupante”.

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Automobilisti consapevoli

Sul fronte di una maggiore conoscenza da parte dei consumatori è intervenuto anche Stefano Saglia, membro del collegio dell'Arera. Nel prossimo futuro, gli automobilisti dovranno essere consapevoli dei “comportamenti virtuosi da tenere per evitare i picchi di domanda, come ricaricare nelle ore notturne e nelle aree di sosta dove c’è la possibilità di lasciare il veicolo per tempi più lunghi”. Ecco perché l’Autorità ha lanciato l’esperimento del potenziamento a 6 kW, di cui trovate la nostra guida qui.

Batterie, treni e aria

Tra gli altri temi toccati durante l’incontro, quello della parità dei costi tra auto elettriche ed endotermiche, che “è attesa tra il 2026 e il 2027”, secondo i dati presentati da Maurizio Delfanti, amministratore delegato di Rse. Ma anche quello delle stazioni ferroviarie, che rappresentano una “opportunità per sviluppare le infrastrutture”: parola di Luigi Contestabile, responsabile sviluppo servizi di RFI.

Spazio pure alla qualità dell’aria, argomento su cui si è espressa Eleonora Evi, europarlamentare della Commissione Ambiente: “Le politiche di contrasto all’inquinamento atmosferico sono ancora in alto mare”. Basta pensare che “in Italia abbiamo la zona della Pianura Padana costantemente in infrazione”. Il suo partito, Europa Verde, lavorerà quindi per chiedere all’Ue di rivedere la proposta di Fit for 55 che vieta la vendita di auto a combustione nel 2035: bisogna invece “farlo prima, già nel 2030, per dare un segnale forte ai player del settore” e incentivare il mercato dell’usato.

“Carenza di visione”

Ma, se oltre ai problemi, si è parlato anche soluzioni durante e_mob, c’è chi non è così ottimista. Si tratta di Francesco Venturini, amministratore delegato di Enel X, che vede l’Italia come “un Paese in cui, purtroppo, c’è una carenza di visione” e dove si hanno “grandi difficoltà fare scelte importanti”.

Questo, poi, “trascina dietro tutto il resto”, a prescindere dalla burocrazia o da altro. Nel frattempo, gli altri non si fermano a guardare: “Ci passano davanti troppe Nazioni, che stanno correndo più velocemente di noi perché non hanno paura dell’innovazione, da cui nascono posti di lavoro”. Una riflessione conclusiva su cui tutti, a partire dai decisori politici, dovrebbero porre più attenzione.