Lo sapevate che con le Tesla si possono minare le criptovalute? È quello che ha fatto Siraj Raval, ragazzo di San Francisco proprietario di una Model 3 del 2018 che con un po’ di ingegno è riuscito a dare forma a un computer che, stando a quanto dichiara, gli permette di guadagnare fino a 800 dollari al mese in criptovalute.

Raval ha installato un software gratuito per minare Ethereum sul suo Apple Mac Mini M1 e ha collegato il computer al sistema centrale della sua Model 3 con un inverter attaccato a sua volta alla presa a 12 volt dell’auto. Ha anche piazzato una scheda grafica all’interno del cofano anteriore, facendo funzionare tutto il sistema con la batteria centrale dell’auto.

Energia gratis

Così facendo, Raval ha invalidato la garanzia dell’auto, avendo apportato modifiche al sistema e avendo collegato dispositivi esterni alla vettura, ma secondo il proprietario questo inconveniente è ampiamente ripagato. Quando Ethereum era ai suoi massimi, Raval riusciva a minare criptovalute dalla sua auto per un valore di circa 800 dollari al mese.

Secondo Alejandro de la Torre, “miner” di professione, attaccare il computer a una Tesla non è diverso da attaccarlo a qualsiasi altra fonte di alimentazione. La differenza principale sta nel costo dell’elettricità che si consuma, che su una vettura elettrica potrebbe essere più conveniente.

Nebbenes Supercharger station in Eidsvoll Verk Norway

Considerando che le operazioni di mining, che sono quelle attraverso le quali si creano e si certificano le transazioni in criptovalute, sono ad alta intensità energetica, poter sfruttare elettricità a prezzi agevolati può rendere tutto il processo più redditizio. E Raval, che è stato uno dei primi acquirenti della Model 3, ha ancora accesso gratuito ai Supercharger. Si tratta di un vantaggio che anche altri hanno cercato di sfruttare per lo stesso motivo con Tesla Model S e Model X.

Ne vale la pena?

C’è però da tenere presenti alcune controindicazioni. Oltre alla perdita di garanzia, l’auto è sottoposta a cicli di carica e scarica anche quando non è in movimento, accelerando l’usura della batteria, che lavora 24 ore su 24. A questo si deve aggiungere il costo del computer per effettuare il mining, una macchina che richiede una grande capacità di calcolo e quindi un esborso iniziale non indifferente. Per questo molti esperti del settore sono convinti che il gioco non valga la candela.

Non Raval, che ha ben altri piani. Ha già detto infatti che ha intenzione di utilizzare la sua Model 3 anche per il servizio di robotaxi non appena questo sarà disponibile. Così, guadagnerà dalla sua auto sia per il mining sia per il trasporto di persone. Ma prima che questo accada passerà verosimilmente ancora molto tempo.