A che punto è l'Italia delle colonnine di ricarica? E cos'altro bisogna fare per accelerare la crescita delle auto elettriche? A queste e ad altre domande risponde Motus-E con il suo consueto report annuale sulle infrastrutture.
Secondo i dati raccolti al 31 dicembre 2021, la rete italiana è cresciuta abbastanza, con aumenti consistenti rispetto all’anno precedente. I segnali positivi non mancano, ma ci sono anche alcune criticità su cui bisognerebbe lavorare quanto prima. Ma andiamo con ordine.
La rete cresce
Alla fine del 2021 si è arrivati a contare 26.024 punti di ricarica divisi in 13.233 infrastrutture (stazioni o colonnine) dislocate in 10.503 luoghi pubblici (strade o piazze per intenderci) o luoghi privati accessibili al pubblico (come ad esempio i parcheggi dei supermercati). Le prime rappresentano il 79% del totale, le seconde il 21%.
- Punti di ricarica: 26.024
- Infrastrutture: 13.233
- Luoghi: 10.503
In termini assoluti, in confronto con il 2020, ci sono stati 6.700 punti di ricarica in più e 3.514 infrastrutture in più. L’incremento dei primi è pari al 35%, delle seconde del 36%. Nel corso del 2021, in realtà, la crescita è leggermente rallentata, ma non ha accennato mai a fermarsi. Se nel confronto tra il primo e il secondo trimestre del 2021 infatti l’aumento era stato del 12%, tra il secondo trimestre e il terzo si è arrivati al 7% e tra il terzo e il quarto al 5%.
Nel confronto dei dati tra il settembre del 2019 (prima rilevazione da parte di Motus-E) e il dicembre 2021 i punti di ricarica (inizialmente 10.647) sono aumentati del 143%, con una crescita media annua del 48,4%. I numeri assumono ancor più valore se si pensa che le infrastrutture inattive a dicembre 2020 erano pari al 22% e a settembre 2021 il dato era sceso al 12%. Prova evidente che si stanno cercando di accorciare i tempi (molto burocratici) per l’attivazione.
Il nodo ricarica fast
Nel report di Motus-E si trovano interessanti indicazioni anche riguardo alle caratteristiche tecniche della rete pubblica. Parlando di potenza, il 94% dei punti di ricarica italiani è in corrente alternata, mentre solo il 6% è in corrente continua.
Questo disequilibrio rappresenta un ostacolo soprattutto sugli spostamenti lunghi. Se una ricarica lenta, infatti, può essere adatta a contesti cittadini, dove solitamente le soste sono più lunghe, male si sposa con la necessità delle pause brevi durante i viaggi a lungo raggio. Ma questo è un tema molto scivoloso a cui abbiamo dedicato un approfondimento dedicato.
Dove preferire la ricarica rapida
- Ai lati delle strade
- Nei parcheggi di interscambio
- Nei punti di interesse
Dove preferire la ricarica ultraveloce
- Nelle aree di servizio delle autostrade o delle strade ad alto scorrimento
- Nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti e nei nodi del trasporto pubblico
- Nelle aree di carico/scarico merci e nei nodi logistici
La stragrande maggioranza dei punti ha potenza compresa tra 7 e 22 kW (73,6%) o al di sotto dei 7 kW (17%). Il 3,6% arriva a 43 kW in corrente alternata e sempre il 3,6% arriva a 50 kW, ma in corrente continua. Solo l’1,5% arriva a 150 kW e solo l’1% supera questo valore.
Qualcosa si muove: all'interno della crescita complessiva dell’ultimo trimestre 2021, le colonnine con potenza tra 43 e 50 kW sono aumentate del 23%, quelle tra i 50 e i 150 kW dell’11% e quelle oltre i 150 kW del 45%. Ma la situazione è ancora fortemente sbilanciata.
I numeri dell'auto elettrica in Italia su Movimento Elettrico
Servono le auto
Se la fotografia attuale mette in luce diversi punti critici (basti dire che in autostrada la presenza delle colonnine è ancora solo di 1,2 punti ogni 100 km), c’è anche un dato abbastanza curioso.
Nella classifica dei Paesi europei con il miglior rapporto tra auto elettriche e colonnine, l'Italia è seconda solo ai Paesi Bassi. La situazione olandese vede 1 colonnina ogni 4 auto; da noi 1 ogni 10.
Ma la media europea è inferiore e Paesi come Regno Unito, Francia, Germania e Norvegia, rispettivamente al terzo, quarto, quinto e sesto posto, vanno dalle 15 alle 25 auto per punto di ricarica.
Non c'è però molto da esultare, perché se è vero che la rete sta crescendo con un ritmo all'altezza, il vero nodo è il parco delle auto elettriche circolanti - seppur in crescita - ancora lontano dagli altri big europei. Che peraltro, a differenza dell'Italia, hanno ancora degli importanti incentivi all'acquisto per le auto a batteria.
La lista delle cose da fare
In ogni caso, si può fare di più. Ecco perché Motus-E riporta nello studio un elenco di 11 interventi ritenuti necessari:
- L’utilizzo di un approccio unificato tra i vari comuni, e per questo Motus-E ha predisposto
una bozza di regolamento semplice, efficace e veloce che possa aiutare i comuni nella
stesura dei propri regolamenti; - L’inserimento delle infrastrutture di ricarica tra le fattispecie che sono esentate dal Canone
Patrimoniale Unico, al fine di ridurre la pressione su un business che oggi è ancora non
sostenibile ed in fase emergente; - Un dialogo sempre più proficuo tra i DSO ed i CPO.
- La forte riduzione dei tempi di allaccio da parte dei distributori di energia (DSO). In
particolare, occorre che i DSO forniscano ai CPO degli strumenti come piattaforme di
condivisione informazioni che permettano di identificare a monte le aree a maggior
potenziale attivo e pianificare efficientemente le potenze da installare a seconda dello stato
di carico dell’area geografica in esame. Ciò consentirà anche di valutare dove effettuare le
installazioni prima di presentare la proposta al comune; - La pianificazione insieme ai DSO del posizionamento delle installazioni ultra-veloci (High
Power Charger) sulla rete a media tensione, in maniera tale da individuare dei nodi
interessanti dal punto di vista del traffico ma compatibili con le reti di distribuzione e la loro
potenza disponibile; - La rimodulazione delle tariffe di ricarica e degli oneri di connessione al fine di ridurre i costi
fissi (in particolare delle ricariche ad alta potenza) e favorire l’integrazione dei veicoli con la
rete elettrica; - La pubblicazione dei bandi per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica previste dal
PNRR; - La creazione di una cabina di regia che agisca a livello nazionale per uniformare quanto si fa,
a differenti velocità, a livello regionale e locale. In particolare, riteniamo urgente la revisione
del PNIRE e dei suoi target di diffusione delle infrastrutture; - Accentrare la responsabilità dei finanziamenti e del monitoraggio delle installazioni di
infrastrutture pubbliche; - La creazione della Piattaforma Unica Nazionale (PUN) con la mappatura di tutte le colonnine
ad accesso pubblico; - L’applicazione della normativa esistente in merito al divieto di sosta dei veicoli non in ricarica
negli stalli riservati alla ricarica, visto il fenomeno in crescita del parcheggio abusivo su questi
stalli.