La destinazione più simbolica è sempre quella: il Regno del petrolio, dove anche i veicoli elettrici, seppur procedendo a passo d’uomo, hanno cominciato a ritagliarsi un loro spazio. Punto di partenza è stavolta la terra dei canguri.

È infatti con il gruppo australiano Avass che l’Arabia Saudita ha firmato un memorandum d’intesa per la produzione di batterie agli ioni di litio e autobus a zero emissioni. Una posizione strategica quella in Medio Oriente, che vuole fare da ponte tra i vari continenti.

Ponte Arabia Saudita

Lo dice chiaramente il ceo del Gruppo, Allen Saylav: “In un momento in cui sempre più Paesi stanno cercando di ridurre la propria impronta di carbonio, è fondamentale aumentare la produzione di veicoli elettrici per raggiungere questo obiettivo. L’Arabia Saudita si trova in un punto centrale tra l’Asia e l’Europa, il che le conferisce il vantaggio di posizione strategica come hub di produzione”.

Avass così porta avanti il suo “impegno a fornire una vasta gamma di tecnologie per ricerca e sviluppo nelle sedi in Australia, India, Singapore, Indonesia e Arabia Saudita”. Il Gruppo vanta anche un Guinness World Record per aver realizzato un autobus elettrico da 1.000 chilometri con una sola carica.

Elettrico vs petrolio

La partnership aiuterà il Regno a raggiungere il suo obiettivo di elettrificare almeno il 30% dei veicoli nella capitale Riad entro il 2030. Un progetto che si inserisce nel piano “Vision 2030”, lanciato per sganciarsi, poco a poco, dalla dipendenza dagli introiti petroliferi.

Non è tra l’altro la prima iniziativa zero emissioni che si vede in Arabia Saudita. Per esempio, il Public investment fund (Pif) detiene oltre il 60% delle azioni di Lucid. La Casa sta progettando nel Regno anche uno stabilimento per la produzione delle sue auto elettriche di lusso che dovrebbe essere completato entro il 2026.