Elon Musk, e Tesla con lui, stanno facendo parlare di sé per una serie di questioni che vanno dall’acquisto di Twitter al calo delle azioni in Borsa. In tutto questo, c’è una cosa che è passata abbastanza inosservata ma che, a ben vedere, ha una grossa rilevanza per il mondo dell'auto elettrica. Musk ha infatti svelato che quasi la metà delle Tesla prodotte nel primo trimestre del 2022 è dotata di batterie LFP, alternativa più economica alle tradizionali NMC.
È un segnale chiaro che le batterie al litio ferro fosfato stanno prendendo piede senza compromettere le prestazioni delle auto. Ed è interessante osservare che lo stiano facendo ora che il nichel sta diventando sempre più raro e più caro, a causa dei problemi di approvvigionamento scaturiti dalla guerra in Ucraina, e che il cobalto continua a portare con sé tutta una serie di criticità (dai metodi estrattivi usati in Congo alla difficoltà di soddisfare la crescente domanda mondiale).
I vantaggi delle LFP
Tesla non è la sola a puntare sulle batterie LFP. Ci sono più di una dozzina di Case che stanno valutando la possibilità di aprire gigafactory per la produzione di questo tipo di batterie in Usa ed Europa. Questo, almeno, è quello che si evince dalle dichiarazioni raccolte dalla Reuters sull’argomento.
“Penso che il litio ferro fosfato stia entrando in una nuova fase – ha detto Mujeeb Ijaz, fondatore della startup statunitense delle batterie Our Next Energy – l’industria ha capito gli evidenti vantaggi che garantisce sul lungo periodo”.

Ijaz lavora nel campo delle LFP da anni. In passato è stato direttore tecnico della società A123, con sede in Michigan, che ha provato ad affermarsi proprio con batterie LFP ma che è fallita nel 2012 passando a una proprietà cinese. È convinto che l’abbondanza di ferro e i prezzi relativamente più bassi per acquistarlo aiuteranno a superare quelle criticità che fino a oggi avevano frenato la diffusione di questo tipo di batterie, generalmente afflitte da una densità energetica minore.
La questione cinese
C’è un altro problema. E questo problema si chiama Cina. In Usa le batterie LFP sono attualmente il 3% del totale; in Europa il 6%. In Cina, invece, questi accumulatori sono già al 44% del mercato. Una maggiore diffusione ha portato anche alla creazione di un sistema produttivo più evoluto e consolidato. Sarà difficile scalzare i grandi produttori asiatici dalla loro posizione dominante.

In più, le batterie LFP utilizzano più litio delle NMC e l’aumento dei costi di questa risorsa potrebbe assottigliare i vantaggi economici di questo diverso tipo di accumulatore che però, al contempo, sta anche facendo grossi progressi dal punto di vista tecnico. L’opinione diffusa, alla fine, è che le batterie LFP troveranno presto spazio nell’offerta a zero emissioni delle Case.
Oltre Tesla, che stando alle dichiarazioni di Elon Musk dovrebbe già aver venduto 150.000 auto con batterie LFP nel solo 2022, anche Fisker ha detto che userà questo tipo di accumulatori per le sue auto di fascia bassa. E gli altri? Quasi certamente si adegueranno al mercato, che dovrebbe trovare un nuovo equilibrio prima dell’arrivo delle batterie allo stato solido.