Le batterie LFP (litio-ferro-fosfato) rappresentano uno dei potenziali punti di svolta per l’auto elettrica. Meno costosi rispetto a quelli nichel-manganese-cobalto (NMC), questi accumulatori possono essere la chiave di volta per la rapida diffusione delle vetture entry level.

Ma c’è un ostacolo molto importante da superare prima di raggiungere questo traguardo, almeno per quanto riguarda l’Occidente: riuscire a farsi le batterie in casa, perché circa il 90% della produzione mondiale è attualmente concentrata in Cina. A suonare l'allarme è un report di Benchmark Mineral Intelligence.

Accelerare la produzione

“Una carenza globale di celle LFP al di fuori della Cina potrebbe ostacolare un’adozione più ampia da parte delle Case auto occidentali”, è il rischio paventato. L’agenzia di reportistica cita poi un esempio abbastanza emblematico.

Il produttore cinese Gotion High-Tech ha annunciato il mese scorso che un importante costruttore statunitense ha ordinato 200 GWh di batterie LFP per il periodo 2023-2028. A fare la richiesta, secondo alcune voci, sarebbe stata Tesla, che già si rifornisce anche da CATL.

Batteria BYD Blade
Blade Battery al LFP di BYD

Il punto, però, non è questo: l’episodio dimostra quanto l’Occidente dipenda ancora troppo dalle aziende del Dragone, pronte ora a farsi spazio anche con stabilimenti dedicati. La soluzione per le Case europee e americane non può che essere quella di accelerare la produzione nel Vecchio e nel Nuovo Continente, dove si sono accumulati forti ritardi. Ma lo spazio per recuperare c'è.

Le caratteristiche principali

Com’è nato il dominio di Pechino sulle batterie, in particolare su quelle LFP? Grazie a ricerca e sviluppo fatti negli anni su tutti i tipi di accumulatori, mentre il resto del mondo si concentrava principalmente sulla tecnologia NMC.

Le Case cinesi hanno seguito più strade, migliorando ciò che non andava nella chimica litio-ferro-fosfato. Così le batterie LFP presentano oggi queste caratteristiche principali, alcune positive e altre negative:

  • costi più bassi
  • nessuna presenza di cobalto
  • densità energetica medio-bassa e inferiore rispetto alle NCM e NCA (alluminio-nichel-cobalto)
  • capacità di ricarica rapida, ma limitata a temperature basse
  • ciclo di vita più lungo
  • più sicurezza

Tra i costruttori che credono di più negli accumulatori al litio-ferro-fosfato c’è sicuramente BYD, creatore delle cosiddette Blade Battery, capaci di superare condizioni di test estreme, dallo schiacciamento al surriscaldamento a 300 gradi e al sovraccarico al 260%, scongiurando qualsiasi rischio di incendio.