Il futuro dell’aviazione passerà per l’aereo elettrico e l’aereo a idrogeno. Ma non solo. Uno studio condotto da un team di ricercatori di Stati Uniti, Germania e Canada ha dimostrato che i carburanti sostenibili per gli aerei hanno una riduzione delle emissioni di circa il 70% di particelle non volatili rispetto a quelli tradizionali di origine fossile.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Fuel, è stata svolta bruciando 2 diversi cheroseni derivati da fonti fossili e tre diverse miscele di un combustibile rinnovabile chiamato HEFA-SPK per valutare l’impatto sull’ambiente dei diversi carburanti.

L'idrogeno fa bene

I ricercatori hanno utilizzato tutti i carburanti su un Airbus A320 con motori V2527-A5 e dopo anni di raccolta dati hanno scoperto che all’aumentare del contenuto di idrogeno nel carburante diminuiscono le emissioni di particelle e che questo accade a diverse velocità e a diverse quote in modo abbastanza costante, per quanto i risultati migliori si siano registrati con i motori che viaggiavano a potenze non eccessivamente elevate.

“Le nostre misurazioni hanno messo in luce l’importanza delle proporzioni tra i singoli componenti del carburante e le interazioni tra essi – ha dichiarato Tobias Schripp, uno dei firmatari del report – e aiuteranno a definire nuovi carburanti meno impattanti sull’ambiente”.

L'Australia in prima fila con Airbus

Forse spinta anche dai risultati ottenuti dai ricercatori americani ed europei, Airbus ha deciso di unirsi a Qantas per avviare un ambizioso programma di ricerca e produzione sui carburanti sostenibili SAF (sustainable aviation fuel). Si tratta di carburanti in grado di ridurre le emissioni di CO2 anche dell’80% senza che si debbano apportare modifiche agli attuali motori degli aerei.

Le due società investiranno 200 milioni di dollari per implementare l’uso di nuove benzine da parte dell’aviazione australiana. La compagnia locale Qantas, che al momento acquista molto del carburante di cui necessita dall’estero, vuole implementare la produzione interna dello stesso arrivando a utilizzare circa il 10% di SAF entro il 2030.