Freccia sinistra accesa, sorpasso e rientro sulla corsia destra. O forse no? Nelle ultime ore impazzano infatti sul web le notizie sul sorpasso dei cinesi di BYD ai danni di Tesla nella corsa alle vendite di auto elettriche per il semestre appena lasciato alle spalle. Ma le cose stanno veramente così?

La risposta, a leggere bene i numeri, è in realtà negativa. Ma partiamo proprio da lì, dai numeri, per capire esattamente cosa sia successo nella sfida per il primato elettrico tra la Casa di Elon Musk e il colosso del Dragone, noto alle nostra latitudini anche per le mascherine chirurgiche di cui è diventato uno dei pesi massimi globali.

C’entrano le plug-in

Sono state 641.350 le immatricolazioni globali di veicoli elettrici di BYD nei primi sei mesi del 2022, che significano una crescita poderosa del 314,9% su base annua. Una cifra superiore di ben 76.607 unità rispetto alle 564.743 consegne di Tesla.

Cosa c’è allora che non va? A non raccontarla giusta è la diversa classificazione di “veicolo elettrico” che c’è tra Cina e Occidente: nel Dragone, le vendite delle auto ibride plug-in vengono infatti sommate a quelle delle vetture full electric, mentre dalle nostre parti le alimentazioni vengono giustamente scorporate.

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Al lavoro a Giga Shanghai

E così si scopre che la Casa asiatica ha consegnato 323.519 BEV, cioè 241.224 auto elettriche "pure" in meno dei rivali americani. Dati in linea con quelli del primo trimestreComplice, tra l’altro, il lockdown imposto a Shanghai contro la variante Omicron del Covid, che sembrerebbe aver colpito più duramente la gigafactory di Tesla rispetto agli stabilimenti di BYD. 

Altra storia le batterie

Insomma, Elon Musk può ancora tenere in mano lo scettro del mercato a zero emissioni. Piuttosto, i dati possono essere visti come un pungolo per l'Occidente ad accelerare sull'elettrificazione per resistere alla poderosa crescita della Cina. 

Anche perché, se c’è una cosa di cui BYD può vantarsi per davvero, quella è aver conquistato il secondo posto nel mercato mondiale delle batterie, occupato finora dalla coreana LG. A guardare tutti dall’alto rimane però CATL, anch'essa cinese. Con il target dello stop alle nuove vetture endotermiche nel 2035 l'Europa sembra essersi data una nuova scossa, ma l'obiettivo da solo non basta: servono sempre più politiche di supporto per la riconversione del settore.