Allarme rame. Non è la prima volta che arrivano messaggi preoccupanti su una carenza di metallo rosso nel prossimo futuro, ma adesso la situazione sembra essersi ulteriormente complicata come emerge dai dati messi nero su bianco dagli esperti di Standard & Poor’s.

Auto elettriche, pannelli fotovoltaici, turbine eoliche e altre fonti di energia rinnovabile: la paura degli analisti è che la crescente richiesta di rame che arriva dalle tecnologie green non possa essere soddisfatta così facilmente, mettendo a rischio la transizione energetica. Ma non tutto è perduto.

Lascia o raddoppia

I numeri aiutano a capire meglio di cosa parliamo: secondo le stime, nel 2050 la domanda di questa materia prima raggiungerà le 53 milioni di tonnellate all’anno, pari a oltre il doppio di oggi. Il perché lo sappiamo tutti: basta pensare che solo un’auto elettrica utilizza due volte la quantità di rame di una vettura a combustione per rimanere in campo automotive.

Ci sono poi i dispositivi elettronici che usiamo ogni giorno, come gli smartphone, e che sono estremamente più diffusi rispetto al passato. Tutto questo causerà un deficit alle forniture di circa 2,7 milioni di tonnellate. Dobbiamo quindi rassegnarci a fallire l’obiettivo della neutralità climatica entro la metà del secolo? Assolutamente no.

Cristalli di rame

Parola magica: riciclo

La soluzione c’è e si chiama riciclo. Lo fa capire Daniel Yergin, guru delle materie prime e vicepresidente di S&P, parlando con l’agenzia Reuters: “Chi dice che c’è abbastanza  dirame lì fuori non fa i conti con l’entità della transizione energetica”, è il suo avviso. Poi, però, dà un barlume di speranza e spiega che con più estrazioni e riuso potremmo farcela.

Certo, serviranno investimenti, come aggiunge lo stesso Yergin: “Senza un po’ di soldi, non saremo in grado di raggiungere gli obiettivi sul clima”. Ma i dati sottolineano che un uso più efficiente del rame sarebbe preferibile rispetto a chiedere alla popolazione di ridurne l’uso.

Riciclo e innovazione sono le chiavi del successo anche secondo Irena (International renewable energy agency). Piuttosto, a preoccupare dovrebbero essere le mosse della Cina, che da tempo si prepara a controllare il mercato del metallo rosso. S&P sta avvisando tutti e l’Europa non deve stare a guardare.