“Fate presto”. L’industria americana si appella a Washington per accelerare le estrazioni di materie prime. Perché l’Inflation Reduction Act è stato approvato e vuole che, dall’anno prossimo, l’incentivo da 7.500 dollari sia riservato solo alle auto elettriche costruite con minerali estratti in Usa o in Paesi con accordi di libero scambio.
Ford e Rivian presentano quindi delle osservazioni al dipartimento degli Interni, chiedendo di velocizzare il rilascio delle autorizzazioni a scavare. I tempi vanno notevolmente ridotti. A quanto? Secondo l’Ovale Blu, al massimo a 3 anni.
Modelli Canada e Australia
“Il processo attuale – scrive Chris Smith, responsabile degli affari governativi di Ford, in una lettera depositata martedì – è lungo, costoso e inefficiente, e rende difficile alle imprese investire nell’estrazione e nella lavorazione di minerali critici negli Stati Uniti”. Dando i numeri, Smith parla di procedure che si dilungano fino a 10 anni.
Troppi, soprattutto se si fa il confronto con altre realtà: “Canada e Australia hanno adottato politiche che consentono ai produttori di completare il processo in 2 o 3 anni, pur rispettando degli standard ambientali rigorosi”. La Casa chiede anche di sfruttare il Defense Production Act per autorizzare nuovi progetti e finanziare ricerca e mappatura per materie prime.
“Se consentiamo alla produzione americana di minerali critici di funzionare al massimo del suo potenziale, la nostra Nazione potrà godere di un’enorme crescita economica, di nuove opportunità di lavoro e di una maggiore sicurezza della catena di approvvigionamento, alimentando al contempo gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni e fornendo ai clienti veicoli innovativi e ad alte prestazioni”, conclude Smith.


Coro di voci
Alla richiesta dell’Ovale Blu fa eco Rivian, che punta la lente anche sulla sostenibilità sociale delle estrazioni: “Gran parte delle riserve di nichel, litio, rame e cobalto negli Stati Uniti si trovano su terreni tribali o in prossimità”, perciò “la consultazione locale, sotto forma di consenso libero, preventivo e informato, deve essere fondamentale per qualsiasi aggiornamento delle nostre leggi minerarie nazionali”.
Un coro di voci a cui non si sottrae la Alliance for Automotive Innovation (AAI), organizzazione che riunisce i principali costruttori americani, tra cui Ford (ma non Rivian), e che aveva già denunciato i problemi della Inflation Reduction Act:
“Le lungaggini dell’attuale processo autorizzativo potrebbero ritardare l’emergere dell’America come leader nel settore dei trasporti puliti e della produzione di materiali per le batterie”, scrive Dan Bowerson, direttore senior per l’energia e l’ambiente della AAI.
Messaggio dalla Corea
Intanto, anche dall’Oriente arrivano messaggi carichi di preoccupazione sul futuro del mercato automotive americano. A inviarli è la Corea del Sud, che potrebbe chiedere agli Stati Uniti di fare un passo indietro sulle nuove regole.
L’accusa di Seoul è di penalizzare Case come Hyundai e Kia, che non producono negli States e non potranno concedere sconti agli automobilisti locali. La proposta è di posticipare l’entrata in vigore della legge al 2025, quando Hyundai inaugurerà il suo stabilimento in Georgia.
Fonte: Reuters, Automotive News