“Alta potenza”: due parole che, parlando di ricarica, non possono che far felice qualsiasi automobilista elettrico. Oggi, secondo i dati di Motus-E, il 10% delle colonnine in Italia funziona in corrente continua, contro il 90% in corrente alternata. I numeri delle infrastrutture HPC stanno crescendo, ma vanno garantite le condizioni per accelerare ancora su questo fronte. Un compito che spetta in primis alla politica, chiamata a facilitare l’installazione degli oltre 20.000 punti di ricarica previsti dal Pnrr.

Di questo e di tanto altro si è parlato a Key Energy, la fiera di Rimini dedicata alle energie rinnovabili, durante il talk “La ricarica ad alta potenza: in città e fuori, un alleato speciale per l’auto elettrica”. Moderato da Federico Gasparini, caporedattore di InsideEVs.it e Motor1.com Italia, il panel ha visto tutti d’accordo su un punto fondamentale: sburocratizzare e accelerare sono le parole d’ordine.

Paradosso autorizzativo

“Il tema delle autorizzazioni – osserva Federico Caleno, head of country Italia di Enel X Way – è spinoso, perché non ci sono omogeneità e regole per semplificare il processo”. E il problema non è necessariamente la mancanza di volontà: “L’amministrazione comunale – spiega il manager – è molto collaborativa nel supportarci e dare indicazioni sul dove installare i punti ricarica, sia normali che ad alta potenza, in funzione dei piani di mobilità”. Ma?

A mancare, una volta individuato il sito, è “un allineamento fra tutti gli organismi deputati alle autorizzazioni, sia all’installazione sia alla realizzazione delle opere di connessione. Il paradosso, peraltro, è aver condiviso precedentemente un sito ma non avere l’autorizzazione”.

C’è da rimboccarsi le maniche. Non solo per sbrogliare la matassa burocratica, ma anche, ad esempio, per risolvere l’annoso divario Nord-Sud. Da questo punto di vista, i lavori sono in corso e già oggi, se è vero che il Meridione conta meno colonnine, gli automobilisti hanno a disposizione un “numero di punti di ricarica maggiore per singola auto elettrica”.

Intanto, sottolinea Caleno, Enel X Way continua a installare HPC a ritmo serrato, contribuendo a far crescere una filiera in grado di creare molti nuovi posti di lavoro. E siccome l’auto elettrica è solo la punta dell’iceberg in un ecosistema alla continua ricerca di nuove professionalità, stanno nascendo imprese “sempre più specializzate”. Così la transizione può diventare anche un volano per l’occupazione.

Non è fantascienza

Frasi che ricevono il “mi piace” di Roberto Colicchio, head of Business development di Be Charge: “Verissimo – sostiene riallacciandosi ai nodi burocratici –, il coordinamento con tutti gli enti autorizzatori è il collo bottiglia da superare. Sono rari i casi di Comuni che hanno interpellato gli operatori con un piano della mobilità elettrica ben definito. Sembra fantascienza, ma non lo è”.

Per fortuna, anche Colicchio vede un atteggiamento positivo fra le amministrazioni, frutto di quello che chiama “un cambio culturale”. Bisogna quindi continuare su questa strada, perché la ricarica, soprattutto ad alta potenza, è fondamentale in termini di costumer experience. Be Charge lo sa, per questo sta cercando dei siti dove “l’utente può fare altro durante il pieno di energia”.

Eni e Be Charge Insieme

“Stiamo selezionando all’interno della rete Eni – evidenzia la strategia – quelle location vicine ad altre attività o con una qualità dei servizi in stazione maggiori. E il piano europeo ci consente di mettere in pratica le best practice all’estero e in Italia, perché non è sempre vero che da noi è più difficile fare le cose rispetto agli altri Paesi”.

Sulla stessa barca

Anche Ionity, lavorando in 24 Stati europei, nota che “le problematiche sono ovunque”: parola di Elena Airoldi, country manager Italia del consorzio. Ma quali sono questi ostacoli? “Principalmente tre – fa l’elenco –. Trovare i luoghi idonei, superare la fase dei permessi e ottenere la connessione alla rete”.

Dal primo punto di vista, “stiamo cercando di fare siti più grandi, con almeno 12 parcheggi, appena fuori dai caselli autostradali e dove vi siano ‘amenities’ aperte dalle 9 alle 21”. Un concept che avvicina alla grande viabilità, anche in attesa dei bandi per le installazioni lungo le autostrade. “Svilupparsi nelle vicinanze delle grandi arterie ha dei vantaggi – nota ancora Airoldi –, perché si possono offrire più servizi, per esempio grazie ai centri commerciali”.

IONITY

Insomma, la costumer experience è un tema caldissimo per tutti gli operatori. In questo senso, da un lato, Ionity ha introdotto una funzione per segnalare attività con cui mettersi in contatto e creare location appetibili agli automobilisti; dall’altro, ora punta a coprire anche le città: “Stiamo selezionando alcune aree, Italia compresa”, conclude Airoldi.

Obiettivo, generare domanda

Chi va a gonfie vele in autostrada è Free To X, con “33 siti attivi e 36 cantieri aperti”, come ricorda Stefano Catolino, head of e-mobility dell’azienda. “Confidiamo di completare il 50% del nostro piano per fine anno”, dice, riferendosi al programma che prevede 100 aree di servizio (Ads) infrastrutturate entro l’estate del 2023, con un’interdistanza di 50 chilometri ciascuna.

Persino meglio dei 60 km che chiede la nuova Dafi. Le location sono state individuate in base alla “uniformità geografica tra Nord e Sud, perché l’obiettivo è generare la domanda di auto elettriche”. Stazioni di Free To X sorgono per esempio a Bari e Napoli, così “si può garantire un viaggio lungo tutta la rete”. L’importanza della ricarica ad alta potenza passa anche da qui.

Colonnina con bancomat Free to X

In sintesi, l’elettrificazione è “un’opportunità” e rappresenta “un cambiamento che non possiamo non cavalcare, perché le eccellenze ci sono”. Il messaggio di Catolino è chiaro e positivo: “Obiettivo di tutti, a cominciare dalla politica, è crederci. Se non ci diamo dei target sfidanti, continueremo a vedere gli effetti del riscaldamento globale”.

Rinascimento industriale

Il risultato della rivoluzione green sarà la nascita di tante opportunità nella filiera delle quattro ruote e non solo. Ne è sicuro Daniele Invernizzi, presidente di eV-Now! e fondatore del Tesla Owners Italia. Tra progettazione, ingegneria, stazioni di ricarica e manutenzione, a cui uniscono ricerca e sviluppo, “avremo un indotto enorme”.

Cosa manca, però, per fare il salto di qualità definitivo? “Un po’ di forma mentis – è la sua convinzione –. Ma, fatta quella, possiamo sfruttare l’incredibile piglio italiano. Non esagero se dico che siamo di fronte a un rinascimento industriale”.