Il tempo stringe, ma ce la faremo. Anche senza proroghe. Da un lato, infatti, il termine per presentare i progetti sulle colonnine del Pnrr resta il 9 giugno; dall’altro, però, il Governo promette che i nodi verranno sciolti e i target saranno centrati.
“Confidiamo di raggiungere gli obiettivi della misura nei tempi prefissati, senza la necessità di dilazionare ulteriormente le scadenze già stabilite”, rassicura il ministro Gilberto Pichetto Fratin durante il Question time alla Camera. Ma cosa sta succedendo? Piccolo recap.
Poco tempo
Sono 21.255 i punti di ricarica che nasceranno in Italia grazie ai fondi dell’Unione europea, di cui 13.755 in città e 7.500 sulle strade extraurbane (ma non sulle autostrade). Per raggiungere questi obiettivi, il Governo ha messo sul piatto 713 milioni di euro, che le imprese possono aggiudicarsi partecipando ai bandi emanati il 10 maggio dal ministero dell’Ambiente.
I problemi riguardano però i tempi dati alle aziende per presentare i progetti, di appena 28 giorni. Ma non solo, perché l’associazione Motus-E aveva denunciato anche “la poca chiarezza delle definizioni usate nei decreti e l’ampiezza degli ambiti di gara”.
Le soluzioni del Governo
Interrogato quindi dai deputati Pastorella e altri (Italia Viva), Pichetto Fratin spiega che l’esecutivo si è mosso con urgenza per “rispettare la scadenza della milestone al 30 giugno 2023, che prevede la notifica dell’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per la costruzione” dei punti di ricarica.
“Al fine di garantire la massima partecipazione degli operatori – continua il ministro, riportando le contromisure adottate –, sono stati organizzati degli incontri ad hoc, che hanno visto la partecipazione di oltre 200 soggetti, durante i quali sono stati analizzati e chiariti i potenziali aspetti critici.
Per chiarire inoltre ogni certezza tecnica, sono state pubblicate le Faq sul sito istituzionale ed è stato attivato uno sportello virtuale con il supporto operativo del Gse (Gestore dei servizi energetici, ndr)”.
La via del dialogo
In più, sono in corso le interlocuzioni con i player della ricarica per capire come risolvere la questione. Da qui, la decisione di non prorogare il termine del 9 giugno. Una risposta che non soddisfa però gli interroganti.
“Condividiamo la necessità di rispettare le scadenze – dichiara Pastorella –, ma ci chiediamo perché si sia dovuti ricorrere a una tempistica così breve e a misure emergenziali, quando le stesse misure potevano essere previste con un tempo più lungo, se i decreti attuativi erano pronti a gennaio.
Quindi – conclude – la domanda è: tra gennaio e maggio, cosa è successo? Il nostro timore riguarda non solo i fondi del Pnrr, ma è anche legato ai bisogni dei cittadini, perché la mancanza di infrastrutture è una delle barriere all’adozione dei veicoli elettrici”.