Northvolt come Volkswagen: per uscire dalla crisi deve tagliare posti di lavoro. La più grande azienda costruttrice di batterie d’Europa, per affrontare il calo della domanda di accumulatori legato alla difficile situazione del mercato dell’auto elettrica, licenzierà 1.600 dipendenti.

Di questi, 1.000 lavorano attualmente nello stabilimento di Skelleftea, in Svezia, mentre altri sono dislocati in complessi produttivi diversi e in varie sedi. È un brutto colpo, considerando che, secondo un report di fine 2023, l’azienda contava 5.800 lavoratori.

Dallo stop alla crescita alla contrazione

Nel recente passato Northvolt aveva già detto che i piani di espansione della sua fabbrica principale, quella Northvolt Ett che è situata proprio a Skelleftea, erano stati sospesi per reagire prontamente al mutato scenario commerciale.

Ora, dopo aver affermato di essere stata costretta a chiudere il proprio centro di ricerca e sviluppo californiano per contenere le spese, l’azienda riduce addirittura la forza lavoro per non far precipitare la propria situazione finanziaria.

La batteria agli ioni di sodio di Northvolt

La batteria agli ioni di sodio di Northvolt

La produzione però cresce

L’idea è quella di interrompere le attività collaterali e concentrarsi sull’innalzare i volumi produttivi per rispettare gli impegni con le Case automobilistiche che hanno fatto ordini di celle per le proprie auto elettriche. Tra queste, principalmente Volkswagen e Volvo.

Non si vuole assistere a un nuovo caso BMW, insomma. La Casa tedesca, infatti, visti i ritardi sulle consegne, ha da poco annullato un ordine del valore di 2 miliardi di euro. Un duro colpo per Northvolt.

Ora l’idea dei vertici è quella di innalzare la produzione dell’impianto attuale fino al suo pieno regime, che è di 16 GWh all’anno. Non costruirà però le altre linee in programma, che avrebbero portato la Gigafactory di Skelleftea a una capacità di 30 GWh.

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