Con i dati sulle immatricolazioni 2019 ancora freschi di pubblicazione, è il momento giusto per fare il punto sul primo anno dell’ecobonus, l’incentivo per le auto elettriche e ibride (con emissioni CO2 sotto i 70 g/km) arrivato con la scorsa Manovra economica. Una misura in vigore fino al 31 dicembre 2021, che in fase di stesura non aveva mancato di ingenerare polemiche, soprattutto per la parallela “ecotassa” legata all’acquisto dei veicoli più inquinanti. 

Per tracciare un bilancio sui risultati iniziali dell’ecobonus ci siamo rivolti all’ex sottosegretario ai Trasporti M5S, Michele Dell’Orco, che si può dire essere stato tra i padri di questo provvedimento. 

Partiamo subito dal fulcro della questione: l’ecobonus sta funzionando? È soddisfatto dei risultati ottenuti?

L’aspettativa era almeno quella di raddoppiare le vendite elettriche e i numeri indicano un aumento delle immatricolazioni del 111% per le full electric a circa 10.600 unità. Le ibride inoltre sono cresciute del 33% a 116.000 unità. Siamo assolutamente in linea con quello che era l'obiettivo. Va ricordato anche che le agevolazioni sono partite concretamente da marzo. 

Vi aspettavate che sarebbe avanzata una parte dei fondi? Che ne sarà di queste risorse? 

Le risorse che non sono state sfruttate si spostano con un meccanismo automatico nei fondi accantonati per gli incentivi dei prossimi anni, il che ha contribuito a non avere problemi per le coperture del 2020. Tutt’al più quindi ci potrebbe essere qualche criticità per il 2021 ma è presto per fare calcoli. Mi aspettavo che sarebbero avanzate delle risorse, specialmente per le due ruote, per i problemi burocratici nei primi mesi di applicazione ma anche perché la voce dell’esistenza delle agevolazioni non si è diffusa immediatamente. Anche alcuni concessionari non si sono dimostrati prontissimi in questo frangente.

Ricarica veloce, quali e quanti sono gli standard

A differenza delle auto, per le moto gli incentivi non si rinnovano in automatico ogni anno. Con il Milleproroghe il Governo li ha confermati per il 2020. È sufficiente a suo avviso?  

Personalmente avrei provato a dare subito continuità anche per il 2021 visto che ci sono aziende nazionali attive in questo settore che avrebbero potuto beneficiare di una maggiore stabilità e sistematicità del bonus. 

Guardando indietro, cambierebbe qualcosa del meccanismo degli incentivi? Cos’altro può aiutare ora la crescita delle elettriche? 

Forse per le moto e gli scooter si sarebbe potuto evitare l’obbligo della rottamazione. Se non dovessero essere sfruttati del tutto i fondi del 2020 potrebbe essere un’idea fare una valutazione in questa direzione. Il senso politico di questo vincolo però era quello di non spingere a comprare più mezzi da mettere sulle strade, ma di sostituire quelli più vecchi con modelli ecosostenibili. Adesso il punto sono gli incentivi regionali. Alcune Regioni del nord si sono già mosse per rinnovarli anche nel 2020. Con queste risorse si può arrivare a raddoppiare il bonus nazionale, raggiungendo una somma veramente importante per i cittadini che devono cambiare auto. 

In passato FCA ha criticato aspramente il bonus/malus, ventilando anche una possibile revisione degli investimenti in Italia. Ora la Casa ha un approccio molto più aperto all’elettrico. Quanto può aiutare per la diffusione di questa tecnologia? 

FCA ha saputo adattarsi alla nuova realtà per non rimanere indietro e ora vedremo anche come si evolverà la situazione con la fusione con PSA. Il 2020 può essere un anno di svolta per l’elettrico in Italia: FCA si sta muovendo con nuovi modelli e con lo stabilimento per le batterie di Mirafiori, giovani realtà nazionali come Energica stanno emergendo a livello internazionale e i piani infrastrutturali di Enel X e di tante altre aziende vanno avanti spediti. All’orizzonte si profila una vera svolta elettrica. 

In questo quadro può essere decisivo il Tavolo Automotive al ministero dello Sviluppo economico… 

Assolutamente. Il ministro Patuanelli sta facendo molto bene con questo Tavolo che può diventare un punto di confronto costante, soprattutto grazie a un cambio di approccio da parte dei costruttori. La volontà è quella di continuare in questa direzione quindi sarà importante remare tutti dalla stessa parte. Il Mise oltretutto è molto attivo anche nell’ambito dell’Alleanza europea per le batterie, settore fondamentale in cui è importantissimo non essere un fanalino di coda. 

Un nodo apparentemente irrisolto restano invece le “famose” colonnine in autostrada… 

Per il momento l’elettrico ha più che altro risvolti urbani però anche dal punto di vista psicologico le infrastrutture di ricarica sulla grande viabilità sono molto importanti. Seguendo la direttiva europea DAFI nel dicembre 2018 il 90% dei concessionari autostradali aveva presentato il proprio piano per i punti di ricarica. Entro la fine dell’anno le colonnine dovrebbero essere installate. 

Lei aveva seguito al Mit anche il dossier micromobilità. Che ne pensa dell’equiparazione tra monopattini elettrici e bici arrivata con l’ultima legge di Bilancio? 

Vedo con favore che si equipari il monopattino alle biciclette e sono contento che si vada in questa direzione, anche se non si è ancora intervenuti su tutti i veicoli della micromobilità. Resta il fatto che forse dal punto di vista legislativo ci si è mossi in modo un po’ originale visto che un anno fa il Parlamento aveva chiesto che si facesse una sperimentazione, per la quale il ministero dei Trasporti aveva messo a punto un decreto ad hoc. Ora ha deciso che la sperimentazione non serve più. In quest’ottica forse è stata un po’ una fuga in avanti, ma è senz’altro positivo che si promuova l’uso di questi mezzi.