L’urgenza del momento lascia poco spazio alle chiacchiere: per uscire dalle sabbie mobili del post-Covid il settore automotive europeo ha bisogno di una poderosa iniezione di risorse. Germania, Italia e Francia - principali mercati auto Ue e Paesi che più dipendono da questo comparto - lo sanno bene e stanno correndo ai ripari, pur con ricette diverse e più o meno lungimiranti. Il tutto mentre l'Europa sta avviando delle grandi manovre per l'auto elettrica e su questo fronte, prima della pandemia, aveva intrapreso una fondamentale rimonta nei confronti della Cina.
Strade diverse
Se a Berlino, per ora, si è deciso guardare dritti al futuro e di puntare sul tutto elettrico, deludendo le richieste dei costruttori, l’Eliseo ha optato per una soluzione che guarda sì al full electric, ma senza dimenticare i piazzali pieni di auto termiche.
E in Italia? La situazione è in bilico e rischia di spaccare la maggioranza, dopo che il PD, insieme a Italia Viva e LeU, ha aperto alle auto a combustione.
I timori italiani
Nella Penisola l'intervento sugli incentivi rientra nel calderone del decreto Rilancio, che tra le decine di settori andati a toccare per l’auto si è limitato nella sua prima stesura a rifinanziare con 300 milioni di euro il meccanismo dell’ecobonus già in vigore con le seguenti modalità:
Fasce di applicabilità | Incentivo con rottamazione | Incentivo senza rottamazione |
Emissioni CO2 0-20 g/km | 6.000 euro | 4.000 euro |
Emissioni CO2 21-60 g/km | 2.500 euro | 1.500 euro |
NB: Il prezzo di listino deve essere inferiore a 61.000 euro (IVA e optional compresi) |
Per la conversione in legge però il decreto deve effettuare un passaggio parlamentare nel corso del quale potrà subire delle modifiche. Tra i circa 10.000 emendamenti già proposti, che dovranno essere votati dal 15 giugno, quello con più peso politico per il comparto reca la prima firma del deputato PD, Gianluca Benamati, e potrebbe comportare un rallentamento nella corsa all’elettrificazione.
L’emendamento, sostenuto da PD, IV e LeU, prevede in particolare 4.000 euro di incentivo, nel 2020, per chi compra un’auto Euro 6 rottamando una vettura con più di 10 anni.
Il bonus, che dovrebbe partire dal 1° luglio, sarebbe composto da un contributo statale fino a 2.000 euro e da un contributo della concessionaria della stessa misura. Per il 2021, invece, il contributo statale sarebbe di 1.000 euro, a condizione che il venditore ne applichi uno doppio, sempre per Euro 6 (con emissioni CO2 comprese tra 61 e 95 g/km). Il bonus sarebbe in ogni caso dimezzato in assenza di un veicolo da rottamare.
Incentivi 2020 | Incentivo statale | Incentivo concessionaria | Incentivo totale |
Rottamazione auto ≥10 anni | 2.000 euro | 2.000 euro | 4.000 euro |
Senza rottamazione | 1.000 euro | 1.000 euro | 2.000 euro |
Nuova auto Euro 6 CO2 ≥61 g/km |
Incentivi 2021 | Incentivo statale | Incentivo concessionaria | Incentivo totale |
Rottamazione auto >10 anni | 1.000 euro | 1.000 euro | 2.000 euro |
Senza rottamazione | 500 euro | 500 euro | 1.000 euro |
Nuova auto Euro 6 CO2 ≥61-95 g/km |
E lato infrastrutture, per le quali siamo finiti sotto la scure della procedura di infrazione Ue? Per ora poco per quelle private e nulla per quelle pubbliche, con l’unica novità relativa a chi installa un wallbox contestualmente ai lavori di efficientamento energetico che rientrano nel superbonus del 110%.
Germania super-green
Diversa come detto la situazione in Germania, dove per ora si è optato per un incentivo maggiorato rivolto esclusivamente alle auto a batteria. In sostanza si è optato quindi per un raddoppio secco dell’agevolazione per le full electric e le plug-in da 3.000 a 6.000 euro, a patto che l’auto abbia un prezzo di listino inferiore ai 40.000 euro.
Non solo però, perché a questo bonus si vanno ad aggiungere altri 3.000 euro messi sul piatto dai costruttori, arrivando così a un totale di 9.000 euro di incentivo. Per le vetture tra i 40 e i 65.000 euro il bonus non potrà superare invece un totale di 5.000 euro.
Insieme al maxi-incentivo elettrico arrivano inoltre una rimodulazione delle imposte che cresce progressivamente a partire dai 95 g/km di CO2 e una misura straordinariamente importante per le infrastrutture: uno stanziamento di 2,5 miliardi di euro per colonnine (ma anche batterie), attraverso il quale dotare di almeno un punto di ricarica tutti i distributori carburanti del Paese.
L'ambizione francese
Ma veniamo alla Francia, con Parigi a mettere in luce la consueta grandeur transalpina negli annunci. Il presidente Macron ha infatti detto di voler fare del Paese il primo produttore europeo di auto elettriche, lanciando un piano complessivo da 8 miliardi di euro.
La prima mossa è quella di aumentare da 6.000 a 7.000 euro l’incentivo per chi compra un’auto elettrica (5.000 euro per le società), accompagnata da una forte moral suasion verso le Case francesi a non delocalizzare gli stabilimenti. Il bonus per l'elettrico in caso di rottamazione può salire di ulteriori 5.000 euro (arrivando quindi a 12.000 euro), mentre a chi compra una plug-in con autonomia in elettrico oltre i 50 km ci sono 2.000 euro di incentivo.
Incentivo auto elettriche (Privati) | 7.000 euro |
Incentivo auto elettriche (Aziende) | 5.000 euro |
Incentivo plug-in (min. 50 km autonomia) | 2.000 euro |
Extra bonus rottamazione per acquisto elettrica | 5.000 euro |
Un colpo al cerchio e uno alla botte: accanto alla spinta per le elettriche l’Eliseo ha messo in campo anche un piano per svuotare i piazzali dalle 400.000 auto termiche rimaste invendute durante il lockdown, con un incentivo fino a 3.000 euro.
Quanto infine all’infrastruttura di ricarica, il piano Macron promette di raggiungere entro l’anno prossimo – e non più entro il 2022 – il traguardo dei 100.000 punti di ricarica installati.