Non occorre certo essere dei politologi per capire che gran parte dei problemi italiani nascono dalla mancanza di pianificazione. Un vecchio vizio, che in un mondo che cambia ormai alla velocità della luce rischia di fare danni incalcolabili.
Il ragionamento calza a pennello quando si parla di mobilità elettrica, e non è un caso che la richiesta più ricorrente oggi all’appuntamento annuale di Motus-E - per la prima volta interamente virtuale - sia stata “strategia”. Perché se si vuole davvero entrare nel futuro, per citare il claim dell’evento, bisogna avere le idee chiare e tenere la barra dritta, tutti insieme, nella stessa direzione.
Il ruolo della politica
“Mi rivolgo soprattutto ai decisori pubblici”, esordisce il segretario generale dell’associazione, Dino Marcozzi, “una fetta importante del Recovery Fund comunitario potrebbe essere destinata all'Italia, la raccomandazione è di utilizzare quei fondi investendoli nel futuro e quindi nelle tecnologie a zero emissioni e non ancora nei combustibili fossili, che appartengono ad un’era che sta inevitabilmente volgendo al termine”.
Parole su cui si innestano anche quelle del presidente di Motus-E, Francesco Venturini, secondo cui “abbiamo fatto molti passi in avanti”, ma “c'è ancora molto da fare: penso soprattutto allo stimolo della domanda e alla semplificazione degli iter per l’installazione delle infrastrutture di ricarica, allo sviluppo del trasporto pubblico elettrico nelle nostre città e al supporto per la creazione di una filiera industriale Made in Italy in grado di competere in Europa e nel mondo”.
Non sprecare il Recovery Fund
“Il timore in effetti è che si proceda con misure spot”, osserva la deputata Rossella Muroni, membro delle Commissione Ambiente della Camera, “gli incentivi sono importanti ma la politica deve dare una strategia di mercato e industriale per un settore centrale come questo. Da una parte creare stimolare la domanda e dall’altra sostenere le filiere produttive per la riconversione”.
Per questo, insiste Muroni, “servono una governance forte e semplificazioni, anche per poter sfruttare al meglio le risorse che arriveranno dall’Europa e potrebbero avere condizionalità green”. E del resto, conclude citando non senza polemica il caso di Roma, “non ci può essere improvvisazione: non basta disseminare la città di monopattini senza pensare a ridisegnare gli spazi in cui vanno utilizzati”.
L’industria sta già cambiando
E l’industria? Sconta sicuramente meno incertezze rispetto alla politica, perché ha capito che ormai è tempo di voltare pagina e i costruttori per come erano concepiti un tempo non possono più esistere. “Ci stiamo predisponendo come integratori di servizi di mobilità”, spiega il capo eMobility Emea di FCA, Roberto Di Stefano, cui fa eco anche l’a.d. di Volkswagen Group Italia, Massimo Nordio.

“Abbiamo fatto una scelta netta, dal 2040 produrremo solo auto elettriche”, rimarca il manager VW, “e ci sposteremo in settori adiacenti al nostro, come abbiamo già fatto con il nostro provider per la ricarica Elli e come stiamo facendo per la produzione delle batterie”.
E al di là dell’industria, come rileva Gianluca Di Loreto, partner Bain & Company, non si può dimenticare anche la filiera distributiva: “A fine anno almeno il 15-20% dei concessionari sarà a rischio liquidità nonostante i possibili aiuti”. Così come le mutate abitudini dei cittadini dopo il Covid: “Attenzione, per paura del TPL si stanno tirando fuori dai garage le più vecchie e inquinanti seconde e terze auto di famiglia”.
Flotte e logistica
Un tema su cui spingere è poi sicuramente quello delle flotte. “A differenza dell’utilizzo cittadino, per aziende e enti pubblici il problema della rete di ricarica extraurbana è molto pesante”, nota Nordio, “è una questione di elettrocompatibilità su cui ciascun ente o società deve fare le proprie valutazioni. L’incentivazione poi è importantissima, ma non bastano contributi spot, bisogna pensare ad esempio anche ad aumentare la detraibilità”.

C’è poi il capitolo dedicato alla logistica dell’ultimo miglio, su cui Di Stefano di FCA ha fornito un dato estremamente interessante: “Il 25% delle missioni di furgoni europei potrebbe essere già svolto da mezzi elettrici senza nessun problema di ricarica o autonomia”. Non solo, perché secondo il manager FCA (prossimamente Stellantis), “già oggi guardando il total cost of ownership il passaggio è conveniente per molte aziende”.
Infine una nota di colore, con un episodio di vita vissuta raccontato da Nordio: “Ieri dopo aver prenotate regolarmente una colonnina ho trovato lo stallo occupato da un’auto termica parcheggiata abusivamente: ecco, bisogna proteggere gli utenti elettrici. Per questa cosa servono multe astronomiche che vanno fatte pagare”.