La Cina è da anni il capofila della mobilità elettrica, nonché il primo produttore di batterie del pianeta (anche se l'Europa è in rimonta). Ma è anche il Paese che immette nell’atmosfera la maggiore quantità di CO2 e che ha stabilito numerosi tristi record in tema di inquinamento.

La situazione sta cambiando, ma la strada è ancora lunga, almeno stando a quanto denuncia Greenpeace, che ha puntato i riflettori sulla necessità del Dragone di accelerare sul riciclo e il riutilizzo delle batterie delle auto elettriche in modo da ridurre sprechi e impatto ambientale.

Carbon neutral entro il 2060

Con il programma Made in China 2025, la Cina sta cercando di affermarsi, oltre che come leader nel campo della tecnologia, anche come player di primo piano per i processi industriali green e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. L’idea del presidente Xi Jinping è quella di arrivare a diventare carbon neutral entro il 2060. Per questo, al vaglio, ci sono anche misure per lo stop alle auto a combustione entro il 2035.

Greenpeace chiede alla Cina di accelerare sul recupero delle batterie

Un decennio cruciale

Ma torniamo all’allarme lanciato da Greenpeace. Ada Kong, manager della divisione East Asia di Greenpeace, non usa mezzi termini. “Siamo in procinto di essere invasi da una marea di vecchie batterie provenienti dalle auto elettriche – ha dichiarato – e il modo in cui il Governo di Pechino affronterà il problema avrà enormi conseguenze sulla strada verso l’obiettivo fissato per il 2060”.

Greenpeace denuncia il fatto che 12,85 milioni di tonnellate di batterie agli ioni di litio saranno dismesse a livello mondiale tra il 2021 e il 2030 e che nello stesso periodo di tempo saranno estratte più di 10 milioni di tonnellate di litio, cobalto, nickel e manganese. Un tema chiave anche per il Vecchio Continente.

Tanti campi di applicazione

Ma cosa fare delle batterie dismesse dalle auto? Le soluzioni non mancano e come abbiamo visto sono sempre di più i colossi che si stanno muovendo su questo fronte, inclusa Amazon, che si sta mettendo sempre più in evidenza per l'impegno sul fronte eMobility.

antenna 5g

Greenpeace sottolinea che in Cina si potrebbe dare una seconda vita alle celle per alimentare ad esempio le antenne 5G, o i motori delle biciclette elettriche, con il risultato di risparmiare emissioni di CO2 pari a 63 milioni di tonnellate.

Più in generale, le batterie usate provenienti dalle auto elettriche potrebbero arrivare a soddisfare l’intera domanda mondiale di accumulatori nei sistemi di stoccaggio dell’energia - essenziali per il pieno sfruttamento delle fonti rinnovabili - entro il 2030.

I protocolli di controllo

Se da una parte Greeenpeace chiede un’accelerazione nel riciclo delle batterie, dall’altra la Cina non è del tutto immobile. Anzi, ha già messo a punto un proprio protocollo che si basa sull’analisi e il tracciamento di tutte le fasi della produzione, dall’estrazione alla messa in commercio, proprio per stabilire un’efficiente allocazione delle batterie una volta terminata la loro fase di vita nelle auto e per migliorare la gestione delle risorse e degli scarti.   

Polo di sviluppo batterie a Salzgitter

La produzione delle batterie rappresenta l’elemento più impattante di tutto il complesso sistema che ruota intorno all’auto elettrica. E se è vero che le EV hanno ampiamente dimostrato di essere meno inquinanti di un’auto a motore endotermico nell’intero ciclo di vita, è anche vero che la metà delle emissioni deriva proprio dalla realizzazione delle batterie. Ecco, quindi, perché Greenpeace considera fondamentale agire a questo livello.