Che l’auto elettrica inquini meno, con evidenti benefici a livello di qualità dell’aria e di salute dei cittadini, è dimostrato da una serie di analisi, che hanno quantificato anche il costo materiale dello smog per la società.
Adesso Motus-E e il CNR - attraverso il suo Istituto per l’inquinamento atmosferico - hanno condotto invece uno studio nel nostro Paese (che rischia sanzioni proprio per lo sforamento dei limiti sui PM 2,5) per capire quanto può migliorare la qualità dell'aria grazie a una maggiore diffusione dell'auto elettrica. Ecco i risultati per le città di Roma, Milano, Torino, Bologna e Palermo.
Cosa succede tra 10 anni
Il report mette a confronto due possibili scenari futuri, uno tarato su un orizzonte temporale di 5 anni, al 2025, e uno che prova ad immaginare cosa succederà invece tra 10 anni. Il tutto sfruttando un metodo di simulazione chiamato Advanced Dispersion Modelling System che permette di analizzare l’impatto sull’ambiente di vari comparti del trasporto privato, della logistica e del trasporto pubblico, sulla base dei flussi di traffico forniti dalle amministrazioni delle città interessate.

In questo modo si possono calcolare le variazioni delle concentrazioni di sostanze inquinanti come il particolato PM10 o i biossidi di azoto NO2 derivanti dalla mobilità urbana nel suo complesso, tenendo conto anche di una serie di dati meteo specifici per le realtà analizzate, come la temperatura, l’umidità, la nuvolosità e il tasso di precipitazioni.
Benefici evidenti
Lo studio effettuato da Motus-E e CNR ha permesso di calcolare l’evoluzione delle emissioni di PM10 e NO2 all’aumentare della diffusione delle auto plug-in hybrid ed elettriche (con la conseguente riduzione di quelle a benzina e gasolio) e di quantificare quanto ogni singola alimentazione contribuisca al totale delle emissioni di inquinandi nell’aria.
In questo modo si è riusciti a valutare i benefici di un crescente numero di vetture ibride plug-in ed elettriche circolanti sulle strade delle nostre città, accompagnato dall’uscita di scena graduale dei veicoli più vecchi e inquinanti.

Cosa accade a Torino
Nell'analisi delle emissioni di Torino sono state prese in considerazione solo il trasporto privato e la logistica dell'ultimo miglio. Per quanto riguarda i valori di concentrazione di PM10 si arriva fino ad un massimo di circa 25 µg/m3. In futuro questi valori scenderanno del 36% nel 2025 e del 39% nel 2030.
Per quanto riguarda i valori di biossido di azoto attuali, invece, le medie orarie simulate arrivano ad un massimo di 100 µg/m3. In futuro questo valore si ridurrà del 61% nel 2025 e del 93% nel 2030.

Cosa accade a Roma
A Roma, dove si è tenuto conto del solo trasporto privato, i calcoli hanno dato risultati equivalenti. I valori di concentrazione giornaliera di PM10 dovuti al trasporto privato arrivano oggi fino ad un massimo di circa 34 µg/m3, questo in aree particolarmente congestionate come il Grande Raccordo Anulare. Negli scenari futuri si assisterà ad una netta riduzione, passando da una percentuale del 36% al 2025 fino ad arrivare ad una riduzione del 42% al 2030.
Riduzioni ancor più consistenti si registrano in termini di NO2, con una contrazione percentuale del 53% nel 2025 e addirittura dell'89% nel 2030.
Cosa accade a Milano
A Milano, dove l'analisi si è limitata al solo trasporto privato, i valori medi giornalieri di PM10 mostrano picchi che, come a Torino, si attestano intorno a 25 µg/m3. Questi si ridurranno del 36% tra 5 anni e del 41% tra 10 anni.

Guardando alle concentrazioni medie orarie, le emissioni di NO2 di un giorno feriale di gennaio arrivano a 140 µg/m3. Ma nel 2025 scenderanno del 62% e nel 2030 scenderanno dell'84%.
Cosa accade a Bologna
A Bologna i valori giornalieri del PM10 sono stimati fino ad un massimo di circa 19 µg/m3. Le aree maggiormente interessate dal contributo del parco veicolare, in città, sono quelle in cui ricadono i maggiori flussi di traffico. Ma con l'arrivo di BEV e PHEV si ipotizzano riduzioni consistenti, rispettivamente del 28 e 34%, nel 2025 e nel 2030.
Parlando di NO2, invece, le concentrazioni medie orarie simulate odierne arrivano fino ad un massimo di circa 150 µg/m3. Negli scenari futuri avremo invece una netta riduzione, passando da una riduzione del 47% al 2025 fino ad arrivare ad una riduzione del 79% al 2030.

Cosa accade a Palermo
Nel capoluogo siciliano i valori di PM10 giornalieri arrivano ad un massimo di 15 µg/m3. In futuro si prevedono forti riduzioni. Nel 2025 si arriverà a toccare un -38%, mentre nel 2030 si arriverà a -46%.
Se oggi a Palermo si registrano concentrazioni simulate di NO2 con massimi fino a 90 µg/m3, infine, nel 2025 si registrerà una riduzione del 52%, mentre nel 2030 la contrazione sarà del 74%.
PM10 nel 2025 | NO2 nel 2025 | PM10 nel 2030 | PM10 nel 2030 | |
Torino | -36% | -39% | -61% | -93% |
Roma | -36% | -42% | -53% | -89% |
Milano | -36% | -41% | -47% | -41% |
Bologna | -28% | -34% | -47% | -79% |
Palermo | -38% | -46% | -52% | -74% |
L'importanza dell'auto elettrica
Per Francesco Petracchini, direttore del CNR-IIA, "lo studio rimarca l'importanza dell'attività scientifica dell'Istituto a supporto delle pubbliche amministrazione per fornire elementi necessari per la comprensione dei benefici ambientali connessi all'utilizzo di tecnologie pulite".
Nello specifico, ha aggiunto, il progetto "ha valutato i miglioramenti della qualità dell'aria in ambito urbano prospettando diversi scenari di penetrazione della mobilità elettrica".

"Con questo studio - dichiara il Segretario Generale di Motus-E Dino Marcozzi - grazie alla collaborazione del CNR abbiamo un quadro ben preciso sui benefici ambientali dati alla mobilità elettrica nelle città italiane".
"Inoltre", conclude, "le nostre stime sulla penetrazione dei veicoli elettrici fino al 2030 vedono un trend di crescita sempre più positivo riconfermando come la mobilità sostenibile a zero emissioni sia una concreta realtà da raggiungere per il benessere dell’ambiente e del nostro Paese".