L’elettrificazione ha trovato il suo spazio nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) arrivato in Parlamento. La sensazione evidente, è che si sarebbe potuto fare di più. A sollevare la questione all'Ansa, ci ha pensato Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-E, l’associazione italiana che raggruppa più di 60 stakeholder tra settore automotive, energia e servizi per la mobilità elettrica.
“Sulla mobilità sostenibile – ha spiegato – e in particolare quella elettrica, sembrano mancare interventi a sostegno della domanda e dell’offerta. Sulla prima non c'è alcun elemento, sull’offerta si può immaginare una modulazione sulle voci a beneficio dell’industria”.
Nessun sostegno alla domanda
La mobilità sostenibile era stata la grande assente già nella prima versione del Recovery plan. Il testo, arrivato nei giorni scorsi alla Camera, ha finalmente dato più importanza alla e-Mobility, prevedendo l’installazione di oltre 20.000 colonnine di ricarica fast. Ma nel Pnrr mancherebbero soprattutto gli incentivi agli acquisti necessari - secondo Marcozzi - a una definitiva ripresa ed uno sviluppo del mercato.
“La domanda – dice – non è solo un sostegno a chi deve acquistare un’auto elettrica, ma è anche un supporto all'industria che deve vendere, soprattutto all'industria nazionale italiana che sta puntando inesorabilmente sull’elettrico”.

L’esempio di Berlino
Basta un confronto con gli altri Stati Ue per capire cosa si sarebbe dovuto fare: “Germania, Francia e Spagna hanno inserito il sostegno alla domanda all’interno del loro Piano nazionale di ripresa e resilienza”, ha spiegato ancora Marcozzi, che ha focallizzato il suo paragone principalmente con Berlino: “I tedeschi stanno adottando un Pnrr di soli 29 miliardi, e all’interno di questo dedicano 2,5 miliardi a sostegno degli acquisti di auto elettriche e ibride plug-in, oltre ai 700 milioni di euro già allocati a budget.
Inoltre, hanno stanziato 2 miliardi per la trasformazione dell’industria automotive, e 1 miliardo per lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica pubblica, a cui si aggiungevano già 1,5 miliardi di euro nel budget nazionale”.
Nell'industria dell'elettrico, la Germania può essere considerata un esempio che l'Italia dovrebbe seguire, considerata la diversa diffusione di auto a zero emissioni tra i due Paesi: “Nel Pnrr tedesco troviamo 800 milioni per lo sviluppo e la ricerca in tema di mobilità elettrica e 300 milioni di euro di riduzione di tasse a favore delle auto a zero emissioni. Parliamo di un mercato, quello tedesco, in cui la penetrazione dell’elettrico è 5 volte superiore rispetto a quello nostro, e ciò nonostante viene ancora supportato dal Governo con incentivi strutturali”.