Le analisi di mercato parlano chiaro: in attesa che i prezzi delle auto elettriche scivolino saldamente al livello di quelle termiche, gli incentivi all'acquisto avranno un ruolo fondamentale per la decarbonizzazione. Ma come devono essere strutturate queste agevolazioni per raggiungere il massimo dell'efficienza? 

Un tema particolarmente complesso che è stato affrontato nel dettaglio da Francesco Naso, Responsabile Area Technology Market & Environment di Motus-E, nell'ambito dell'evento "Mobilità elettrica per un futuro sostenibile" promosso dalla stessa associazione e ospitato dalla Rcs Academy. Vediamo cosa è emerso.

Lavorare sulla continuità

“Il mercato sta vivendo una fase di crescita impressionante – ricorda Naso - anche nel 2020, che è stato un anno orribile per il mercato dell’auto, il settore delle elettriche e delle ibride plug-in è cresciuto. E ha mostrato in che direzione ci si sta muovendo, dando ottime indicazioni su come si dovrebbe agire per accelerare ancora”.

“A spingere il settore delle auto elettriche – prosegue l'esponente di Motus-E – sono stati i privati, ma le flotte stanno recuperando, confermando un progressivo spostamento verso un concetto di non possesso dell’auto”. La stima è che a fine anno le full electric e plug-in vendute saranno 115.000, ma "se gli incentivi non arriveranno fino a fine dicembre si rischia di perdere una bella fetta di quelle immatricolazioni”. Come si può impedire che ciò accada?

Ricarica auto elettrica

Diverse sono le iniziative che si potrebbero mettere in campo secondo Naso per continuare a sostenere l’elettrificazione. Una cosa da tenere presente, ad esempio, è che con la crisi dei chip si stanno allungando i tempi di consegna. Il Governo potrebbe quindi pensare di stanziare ecoincentivi anche per coloro che compreranno un’auto elettrica entro la fine del 2021 ma la riceveranno poi nel 2022. E c'è dell'altro.

Le misure necessarie

Secondo le stime del Pniec su cui poggia il Pnrr fresco di approvazione della Commissione Ue, nel nostro Paese circoleranno 4 milioni di auto elettriche entro in 2030 e 2 milioni di plug-in. Per raggiungere l'obiettivo, spiega Naso, si deve agire in diverse direzioni.

  • Riduzione del prezzo di acquisto delle auto e dei veicoli commerciali con ecobonus fino al 2025, anno in cui si raggiungerà una sostanziale parità di prezzo con i modelli ICE
  • Sostegno alla diffusione di auto elettriche nelle flotte aziendali aumentando la deducibilità per le imprese e riducendo il fringe ai dipendenti
  • Sviluppo di un’infrastruttura di ricarica adeguata attraverso lo stanziamento di più fondi per l’installazione di colonnine private e prolungamento delle agevolazioni fiscali fino al 2026.

L’esempio europeo

Naso riporta poi l’esempio di altri stati europei per mostrare una strada che potrebbe dare buoni risultati anche in Italia. “In Germania – spiega – il mercato è molto più avanti del nostro, ma laggiù, come in Francia e in Spagna, nel Pnrr hanno inserito consistenti ecobonus che dureranno fino al 2025”. Hanno ammontare e modalità di erogazione diverse, ma dimostrano l'attenzione  delle istituzioni nei confronti della questione.

Motus-E chiede quindi all’Italia di fare altrettanto, con lo stanziamento di una media di 710 milioni di euro all’anno per i prossimi anni. Solo così, infatti, si potranno raggiungere gli obiettivi prefissati. Che per i prossimi decenni possono essere riassunti come segue:

  • 2030: vendita di sole auto elettriche o ibride plug-in (oggi siamo poco sotto l’8%)
  • 2040: vendita di sole auto elettriche
  • 2050: trasporto privato e merci completamente a zero emissioni