Dove sorgerà la prossima Gigafactory di Stellantis per la produzione di batterie? Intorno a questa domanda si sta sviluppando una scivolosa polemica politica. Se, da un alto, il ministro Roberto Cingolani continua ad assicurare che le possibilità di vedere lo stabilimento in Italia sono “altissime”, dall’altro non è stata ancora individuata la location precisa.

Mirafiori, a Torino, rimane la candidata principale, ma non è scontato che alla fine la spunterà e ospiterà effettivamente l’impianto. A chi tocca scegliere il sito? Lo scontro nasce proprio da questo interrogativo.

La palla a Stellantis

Il ministro della Transizione ecologica si è smarcato dal pressing, sostenendo che la decisione “non spetta al Governo, ma ai produttori e ai territori”. In pratica, il compito di dettare le regole sarebbe soprattutto della stessa Stellantis, come già aveva fatto intuire Giancarlo Giorgetti durante un’interrogazione parlamentare: “Aspettiamo una decisione dell’azienda”, aveva dichiarato come ministro dello Sviluppo economico.

Palazzo Chigi

A Cingolani, come pare a tutto l’Esecutivo, interessa quindi “avere la Gigafactory italiana per essere sicuri di renderci autonomi”, lasciando “le considerazioni sul dove ai territori e alle aziende”. L’unica cosa che conta, agli occhi di Roma, è “favorire il successo del Paese”.

Le parole del ministro sono rimbalzate anche stamattina. Interrogato in merito alle preferenze del Governo tra i siti in corsa, Cingolani ha lasciato vive le speranze di Melfi: “Da una parte – ha dichiarato in un’intervista a La Stampa – ci sono aree come quella di Torino che hanno le competenze e una tradizione consolidata nel settore dell’auto. Dall’altra ci sono territori nel Sud che hanno seri problemi di riconversione del loro impianto produttivo”.

No, tutti insieme

Sull’atteggiamento pilatesco dell’Esecutivo non è però d’accordo Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, che ha ribattuto a Cingolani: “Non è vero che il ministro della Transizione ecologica deve parlare solo di cose tecniche. È colui che, insieme al Governo, deve dare una direzione politica al Paese”.

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Cirio ha spiegato che per una fabbrica del genere ci sono in ballo “investimenti che il privato da solo non può fare”, perciò “la decisione è politica” e la candidatura di Torino “deve essere condivisa da tutti”. Poi, il presidente ha rilanciato: “Se tutto dipendesse dai territori, io firmerei domani mattina. Invece sarà proprio il Governo a fare la scelta”, che “deve essere condivisa da tutti”. Nel frattempo, i lavori per la prima Gigafactory vanno avanti con Italvolt, con la promessa di essere un altro tassello nella sperata rinascita dell’industria auto italiana.