Se si parla di auto elettriche che vanno veloce è difficile che non si faccia il nome di Tesla. Le auto di Elon Musk, Model S Plaid in testa, hanno sempre avuto prestazioni pazzesche. Eppure la Casa di Palo Alto è una delle pochissime, anzi forse l'unica, che non si è mai cimentata in una competizione motoristica. 

Il motorsport è visto da tutti i costruttori come una bella occasione: alcuni lo usano per fare ricerca e sviluppare nuove tecnologie e nuove competenze, quasi tutti lo sfruttano per marketing. Tesla no. Tesla ha una strategia diversa.

Per ora non si corre

La Casa di Palo Alto si è fatta notare recentemente per l’uscita della Model S Plaid al Nürburgring, dove ha stabilito il record di categoria sul giro. Ma questo pare più un episodio isolato e non ha nulla a che vedere con le corse automobilistiche: non c’è stata una vera e propria gara con sportellate, pit stop e strategie. Tutta un'altra cosa rispetto alle “classiche” Ferrari, Porsche, Mercedes o Audi che si affermano come grandi marchi sportivi. Tesla non pare intenzionata a fare la stessa cosa. Perché?

Come sottolinea il collega di Bloomberg, Austin Carr, se Tesla dovesse iniziare a correre in qualche campionato, lo farebbe di certo in Formula E, vista la vicinanza tecnologica e la condivisione di una visione a zero emissioni. Ma Musk non ne vuole sapere. A chi gli chiede lumi risponde che per ora l’azienda si sta concentrando sullo sviluppo di nuove soluzioni ingegneristiche e sull’aumento dei volumi produttivi. E infatti, anche guardando alla partecipazione di una Model S alla Pikes Peak, si scopre che l'iniziativa è stata presa da Unplugged Performance - ormai considerato alla stregua di un preparatore ufficiale - non dalla Casa.

Tesla Model S Plaid record a Laguna Seca

Più rischi che benefici

Probabilmente a Palo Alto non ritengono che gettarsi senza esperienza alle spalle nel motorsport porterebbe grossi vantaggi tecnici alle vetture stradali. E i possibili rischi supererebbero i vantaggi di pubblicizzarsi in una vetrina prestigiosa come quella delle corse.

E poi, non è detto che correre porti necessariamente una pubblicità positiva. A differenza di quella programmata da uffici stampa, grafici, designer e "scienziati" dei palinsesti televisivi, la pubblicità da motorsport può essere anche un’arma a doppio taglio. L'insuccesso, se non si hanno le spalle large e una lunga esperienza in questo campo, può essere infatti dietro l'angolo, così come gli inconvenienti tecnici. E per Elon Musk evidentemente non vale la pena di rischiare.

Il marketing informale

Meglio affidarsi, dicono alcuni, al “marketing informale” delle drag race, delle "sparate" sul quarto di miglio in cui due o più vetture guidate da piloti più o meno amatoriali vengono paragonate nell’accelerazione da 0 a 100. Su YouTube ce ne sono a bizzeffe, e per la Casa sono a costo zero. In questo settore, poi, Tesla non ha rivali: in accelerazione vince quasi sempre.

Insomma, il marketing sui generis di Tesla, peraltro a costo zero, sembra andare a gonfie vele (programma refferal a parte). L’ingresso nel motorsport potrebbe migliorarlo? Magari sì, ma per Musk e soci sembra che allo stato i rischi siano ancora superiori ai possibili guadagni.