Che lo voglia o meno, con un suo tweet Elon Musk può far guadagnare o bruciare montagne di soldi. L’ultimo esempio arriva dal sondaggio lanciato sul famoso social network nei giorni scorsi, in cui il numero uno di Tesla chiedeva ai suoi follower come avrebbero reagito se avesse venduto il 10% delle sue azioni.
Il quesito, dettato dal fatto che Musk avrebbe dovuto pagare una montagna di tasse, ha raccolto una maggioranza di pareri positivi: su 3.519.252 votanti il 57,9% ha supportato la decisione di vendere, mentre il 42,1% si è dichiarato contrario. Ma solo il sondaggio, senza neanche la vendita vera e propria, ha fatto crollare il valore delle azioni in Borsa.
Il mercato non ha gradito
Ieri, lunedì 8 novembre, il titolo ha perso a Wall Street il 7,3% abbandonando così il picco di 1.243,49 dollari toccato nei giorni precedenti. Considerando che Elon Musk possiede 170,5 milioni di azioni, lui stesso ha bruciato circa 20 miliardi di dollari del suo enorme patrimonio in poche ore.
Peggio di così, in termini percentuali, andò solo il 6 settembre 2018, quando durante un’intervista radiofonica in cui fumò da uno spinello in diretta (incoraggiato dal conduttore e in uno Stato in cui è legale) disse di essere esausto e di essere sul punto di mollare la guida della società, che allora perdette in un giorno il 9%.
E ha poco da dire, Elon Musk, che il suo profilo Twitter non deve essere preso in considerazione per valutare il reale stato di salute delle aziende che dirige. È chiaro che le sue parole muovono gli umori e gli investimenti di milioni di risparmiatori. E alcuni tweet pubblicati in passato sono lì a ricordarlo.
Burle miliardarie
Andando a ritroso, c'è subito l'intervento sulla vendita record di 100.000 Model 3 a Hertz che ha fatto tremare gli investitori. La società di noleggio aveva appena annunciato la decisione di acquistare 100.000 Model 3 per 4,2 miliardi di dollari e l'ipotesi addirittura di arrivare a raddoppiare cifra e numero di auto.
Tutti contenti - di fronte al più grande ordine di auto elettriche della storia - tranne Musk, che ha invece buttato acqua sul fuoco specificando come non ci fosse alcun contratto firmato e come in ogni caso l’affare non avrebbe mosso chissà quanto i destini di Tesla. Dopo i brindisi il titolo il giorno successivo è sceso del 3%.
Guardando ancora più indietro nel tempo si arriva al 25 ottobre, giorno in cui Musk cinguettava così: “Strano che le azioni abbiano guadagnato il 12% in un giorno visto che la società sta affrontando problemi di produzione e non di domanda”. Risultato: -10% in tre giorni.
A maggio 2021, invece, giusto per placare gli entusiasmi del momento, Musk se ne uscì con un laconico “A parer mio il prezzo delle azioni Tesla è troppo alto”. In questo caso le azioni calarono del 4% circa in poco tempo.
Nel febbraio del 2019 affermò che Tesla avrebbe venduto mezzo milione di auto, ma poco dopo corresse il tiro spiegando che in realtà l’azienda a fine 2019 avrebbe raggiunto una capacità produttiva tale da potere realizzare mezzo milione di auto in un anno, ma che le consegne al 31/12 non avrebbero superato quota 400.000. Le azioni scesero del 3,7%.
Nell’agosto del 2018, in piena crisi a causa dei problemi legati alla Model 3, Musk pubblicò un tweet che a suo modo è passato alla storia. “Sto pensando di trasformare Tesla in un’azienda privata comprando tutte le azioni a un prezzo di 420 dollari”. Morale: il titolo prima salì dell'11%, poi scese di una percentuale ancora maggiore in pochi giorni quando ci si accorse che la mossa era impraticabile. Musk fu multato per 20 milioni di dollari per aver turbato il mercato e fu destituito dalla carica di presidente di Tesla per tre anni.
Musk rispose come è solito rispondere, continuando dritto per la sua strada. Qualche giorno dopo tornò sull’argomento dicendo che si era affidato a Silver Lake e Goldman Sachs per definire l’acquisizione di Tesla e farla effettivamente diventare privata. Ma la gente aveva ormai capito il bluff e il titolo scese del 15% in 4 giorni.
Riavvolgendo ancora di più il nastro, il primo aprile del 2018 Elon Musk scrisse che Tesla era andata in bancarotta. “Nonostante gli ingenti sforzi per trovare i fondi necessari ad andare avanti, inclusa la vendita massiccia di uova di Pasqua, siamo spiacenti di annunciare che Tesla è andata in bancarotta”. Fu chiaramente un Pesce d’aprile, che costò però alle azioni un calo dell’8,1%.
Sono passati 3 anni e mezzo da allora, Elon Musk è saldamente tra gli uomini più ricchi del mondo e in tema di auto elettriche detta ormai legge su tutti i mercati. Eppure, per qualche motivo, non perde occasione di spifferare ai 4 venti opinioni e pensieri che un uomo della sua influenza a volte potrebbe anche tenere per sé. Per non parlare degli effetti anche sul mercato delle criptovalute.