La ricarica a induzione è una di quelle tecnologie che potrebbe concretamente aiutare la diffusione dell'auto elettrica. Per due motivi: prima di tutto potenzialmente potrebbe essere estremamente comoda, e poi perché un domani potrebbe funzionare anche con l’auto in movimento.
Le Case che lavorano su questa tecnologia sono tante e altrettanto numerose sono le aziende che si cimentano nello stesso campo per arrivare per prime in un mercato ancora tutto da inventare. Già, perché oggi, a parte sperimentazioni e progetti pilota, la ricarica a induzione resta una chimera. Ma a che punto siamo veramente?
I progetti passati
Tra le Case più attive su questo fronte troviamo BMW, che sulla ricarica a induzione lavora seriamente da anni e che nel 2018 e 2019 avviò un programma sperimentale con alcuni proprietari di 530e sia in Europa sia negli Stati Uniti. Anche McLaren, nel 2020, ha creato una piastra per la ricarica a induzione compatibile con la Speedtail, ma si è trattato di un prodotto a dir poco di nicchia.
Tra le aziende impegnate nel campo della ricarica wireless c’è Wave, il cui acronimo significa proprio Wireless Advanced Vehicle Electrification, che ha avviato un progetto per la ricarica degli autobus elettrici. E c'è pure WiTricity, che dopo aver ricevuto finanziamenti per decine di milioni di dollari ha perfezionato la propria tecnologia e ha iniziato a sviluppare un sistema in collaborazione con Hyundai Motors, che ha avviato la sperimentazione in tre diverse stazioni in Corea e che dovrebbe adottare questa tecnologia a partire dalla Genesis GV60.
Serve uno standard comune
Secondo una ricerca condotta proprio da WiTricity, il 96% degli automobilisti vorrebbe avere la possibilità di ricaricare la propria auto anche a induzione, mentre il 71% ha affermato di trovare questa tecnologia estremamente attraente.
Arriverà? Sicuramente sì (anzi, a dirla tutta, l’auto elettrica IM L7 di Alibaba, per il momento in vendita solo in Cina, già ce l’ha, ed è l’unica). Quando arriverà? Tralasciando l’eccezione appena citata, difficile a dirsi. Volvo sta testando la tecnologia con una piccola flotta di taxi a Goteborg, Renault fa la stessa cosa con alcune Zoe in sharing in Inghilterra.

La SAE International ha anche già definito i protocolli da rispettare, in modo da favorire la nascita di uno standard comune a tutti che renda i vari dispositivi compatibili tra loro. Un po’ come è accaduto per la ricarica “a cavo” e le prese CHAdeMO e CCS2. Però la questione è complicata, anche per l’enorme giro d’affari che si creerà una volta che questa tecnologia prenderà piede, e gli esperti credono che si dovrà attendere ancora qualche anno.
Si ricarica in marcia
Che poi, quando si parla di ricarica a induzione, si deve fare una distinzione. C’è la ricarica wireless, in cui non c’è contatto fisico tra auto e dispositivo di ricarica, e quella a contatto, in cui un dispositivo mobile si alza per appoggiarsi fisicamente alla piastra dell’auto e favorire il passaggio di corrente.
Per quanto riguarda questo particolare tipo di ricarica a induzione, interessante il progetto Continental, con dispositivi mobili in grado di infilarsi sotto le auto e posizionarsi correttamente senza che il conducente sia costretto a mille manovre.

L’ultima frontiera della ricarica a induzione, però, è quella in movimento. Tra le aziende che studiano questa tecnologia c’è la Electreon, che ha avviato la sperimentazione in Italia, sulla A35, e che qualche mese fa ha annunciato un’iniziativa simile nello Utah.