Il mondo dell’auto elettrica è animato da due correnti contrastanti. Da una parte ci sono le Case automobilistiche, che per alleviare l’ansia da autonomia degli automobilisti spingono per realizzare modelli a zero emissioni dotati di batterie sempre più grandi e dalle percorrenze sempre più generose.

Dall’altra ci sono i produttori di batterie, che hanno già superato questa fase e sono concentrati sulla realizzazione di accumulatori sempre più piccoli e leggeri. La batteria del futuro sarà economica, poco ingombrante, duratura e dalla ricarica ultra-veloce e renderà le batterie attuali abbastanza obsolete.

Si scommette sull’infrastruttura

Il fatto è che tra qualche anno, se non ci saranno brutte sorprese, le colonnine di ricarica saranno diffuse. Soprattutto, ci sarà una crescita di quelle ad alta potenza. Basandosi su questa previsione, le aziende che producono batterie puntano a progettare accumulatori che si ricaricano in modo estremamente rapido, raggiungendo il punto di pareggio con i tempi necessari per un pieno di benzina.

Per raggiungere questi obiettivi si stanno già sperimentando materiali come il silicio abbinato al carbonio, il tungsteno o il niobio. Si vogliono aumentare la densità energetica e la velocità di ricarica, in modo da ridurre drasticamente le dimensioni degli accumulatori con conseguenze abbassamento di prezzo di quello che ad oggi è il componente più costoso di una vettura a zero emissioni.

 

Cosa fa la Cina, cosa fanno gli altri

Sai Shivareddy, ceo della startup Nyobolt che studia nuovi materiali per gli anodi (principalmente usando niobio), ha dichiarato: “Inizialmente le persone che acquistavano un’auto elettrica volevano pacchi batteria enormi e tanta autonomia, perché tanto potevano permetterselo. Ma in futuro, con accumulatori più piccoli, si abbasseranno di parecchio i prezzi e si potrà dare a tanti la possibilità di acquistare una vettura a zero emissioni. Questi automobilisti vogliono un’auto conveniente che possa ricaricarsi in 5 minuti”.

Shivareddy, a Reuters, ha spiegato come la Cina, su questo, è abbastanza indietro. È il primo Paese produttore al mondo e con colossi coma CATL e affini è ancora concentrato sulla produzione di batterie di tipo tradizionale. Non che non studi nuove tecnologie, ma per le elettriche a basso costo, al momento, sceglie ancora pacchi batterie datati e con prestazioni modeste.

In Occidente le cose stanno diversamente. Ci sono molte startup che stanno lavorando su accumulatori di nuova generazione e che vogliono dettare i tempi del cambiamento. Oltre a Nyobolt, negli Stati Uniti ci sono ad esempio anche Echion Technologies e Group14 Technologies, che lavorano su nuovi materiali per elettrodi che consentano di aumentare le velocità di ricarica. È la stessa cosa che stanno facendo anche l’israeliana StoreDot e la californiana Enevate.