Sono forse due giorni chiave per il futuro dell’auto europea quelli che si stanno vivendo a Bruxelles per Eurogruppo ed Ecofin. I ministri dell’Economia si riuniscono per disegnare l’Europa di domani, anche in ottica industriale. E i veicoli elettrici sono tra gli argomenti al centro dei tavoli.

Obiettivo dei 27 è rispondere alle politiche di Cina e Stati Uniti, soprattutto dopo l’approvazione dell’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense. Le proposte non mancano, ma vanno messe in ordine e discusse, per arrivare poi all’approvazione finale. Al momento, le ipotesi sono soprattutto tre.

Come un’emergenza?

L’idea principale è lanciata da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, che suggerisce un fondo sovrano per sostenere i settori più importanti di domani. La bozza del testo dovrebbe arrivare in estate, ma qualcuno chiede di fare prima.

È Pascal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo, che in un’intervista a Bloomberg parla di una revisione del piano di recupero post-Covid da 800 miliardi di euro. I desiderata sono modifiche “tempestive e appropriate”:

“Implementare il Next Generation Eu e assicurarsi che sia focalizzato sulla competitività europea è una cosa che – credo – possa farsi rapidamente”.

La presidente Ursula von der Leyen

Vietati ritardi

L’altra ricetta è superare alcuni paletti fissati dalle regole sugli aiuti di Stato, per evitare delocalizzazioni e perdite di posti di lavoro. Una consapevolezza mette però tutti d’accordo: sono vietati i ritardi.

“Dobbiamo agire in fretta per difendere i nostri interessi e proteggere le nostre imprese”, avverte Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. “Questa è anche un’opportunità per rafforzare la competitività dell’Europa”.

Le priorità

Un appello al “fate presto” arriva anche da Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, che rilancia: “Se si vuole essere competitivi, non bisogna pensare solo ai sussidi, ma anche ai crediti d’imposta, perché danno stabilità agli investitori”.

Insomma, incentivare domanda e offerta. In più, il sostegno dei Governi alle imprese dovrebbe essere più massiccio in certi settori, compresa l’auto elettrica, e soprattutto più snello. Le procedure sono lente e urge semplificare.

La posizione dell’Italia

E l’Italia cosa dice? Per noi interviene Giancarlo Giorgetti, ministro del Tesoro: “Siamo consapevoli della necessità di rivedere la politica degli aiuti di Stato, che deve diventare meno burocratica e più flessibile”, le sue parole.

“Questo deve valere anche per gli strumenti già costituiti, dagli Ipcei al Next Generation Eu. È un atto doveroso di fronte alle sfide di competitività dell’industria europea, soprattutto per i suoi settori strategici e per le mutate condizioni di contesto economico di prezzi e disponibilità di materiali.

Il tutto – avvisa il titolare del Mef – deve avvenire senza mettere a rischio le condizioni di competitività all’interno dell’Ue discriminando Paesi in base al rispettivo spazio fiscale. Forme comuni di finanziamento dei progetti strategici europei sono la corretta risposta a questa sfida”.

Il ministro Giancarlo Giorgetti

La posizione dell’esecutivo è dunque chiara: sì a nuovi aiuti di Stato, ma attenzione a bilanciare le risorse, altrimenti alcuni Paesi Ue potrebbero avvantaggiarsi sugli altri, con il rischio di alterare la concorrenza interna, proprio dopo essere battuti in nome di quella esterna.

Passi in avanti

Intanto, sempre oggi, la task force USA-Ue aggiornerà i ministri delle Finanze sulla trattativa che vede protagonisti gli incentivi per auto elettriche americane. “Ci sono dei progressi, in particolare su crediti d’imposta e modalità di applicazione”, anticipa Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue, che più tardi incontrerà la controparte a stelle e strisce, Katherine Tai. Le prossime ore potrebbero essere cruciali.