Tesla sta ampliando molto velocemente la propria rete di ricarica, da sempre punto chiave del successo della Casa. Adesso ha iniziato a farlo anche con stazioni Supercharger prefabbricate, come quelle avvistate lo scorso mese negli Stati Uniti. Questa tecnica ha permesso alla Casa di Palo Alto di mettere in funzione 32 stalli con colonnine V3 in pochi giorni in Utah.

Le postazioni di ricarica prefabbricate possono davvero fare la differenza. Per una serie di motivi. Il principale dei quali riguarda la tempestività con cui si può mettere in servizio una nuova stazione.

Risposte tempestive

Il caso dello Utah è esemplare e potrebbe essere applicato a qualsiasi mercato in cui Tesla sarà in forte crescita. Nello stato occidentale degli Stati Uniti il numero di Tesla in circolazione è aumentato, ma i proprietari delle auto di Elon Musk, trovandosi sempre più numerosi, hanno iniziato a lamentarsi per una rete di ricarica scarsa e in cattivo stato di manutenzione.

Inoltre, la maggior parte dei Supercharger presenti in Utah sono di tipo V2, con potenza fino a 150 kW, che al giorno d’oggi, in confronto con quanto si vede in California o in altri Stati americani, sono considerati "obsoleti". I più moderni V3, infatti, arrivano a 250 kW. Ecco allora che l’arrivo delle stazioni prefabbricate rappresenta un’ottima opportunità per la Casa per rispondere alle esigenze di quel mercato.

 

Un metodo innovativo

Tesla, a inizio maggio, ha installato 32 nuovi Supercharger V3 in pochi giorni. Grazie al fatto che costruisce la postazione all’interno delle proprie Gigafactory e che poi la trasporta in loco a bordo di grossi camion, la Casa arriva dove ritiene opportuno potenziare la propria infrastruttura e, una volta a destinazione, deve solo “attaccare la spina”.

Nel senso che la cosa più complicata che le resta da fare quando la stazione è giunta sul posto riguarda l’allacciamento alla rete elettrica. Nel caso specifico lo ha fatto in Utah, ma considerando gli sforzi che sta compiendo a livello globale per creare una rete sempre più capillare, non è detto che questo diventi il nuovo “standard” per l’installazione di Supercharger (in Italia la Casa procede ancora con metodi tradizionali). È anche così che si lavora nell’ottica di arrivare alla produzione di 1 milione di auto entro l’anno. Anche se i ritardi alla Gigafactory Berlino potrebbero rallentare il trend espansionistico della Casa.