L’elettrificazione della Germania va avanti a vele spiegate, ma sul fronte infrastrutture si vuole fare di più, specialmente per le colonnine nei distributori carburanti.

L’espansione delle ricariche nei benzinai è stata decisa nel novembre scorso, con un piano che prevede tre fasi per l’installazione di colonnine fast: caricabatterie presenti in almeno il 25% delle stazioni di servizio entro la fine del 2022, 50% nel 2024 e 75% nel 2026. Il problema è che ad oggi il ritmo non sembra sufficiente a centrare questi target.

Il primo della classe

Il Governo federale vuole portare il numero totale di punti di ricarica presenti in Germania a 1 milione entro il 2030. In questo progetto, i benzinai giocano un ruolo chiave, come spiegato da Olaf Scholz, ministro delle finanze: “Continuo a sostenere un piano per le colonnine fast nelle stazioni di servizio, non solo sulle autostrade, in modo che una breve sosta per il rifornimento sia sufficiente per coprire lunghe distanze. Gli operatori della rete carburanti devono supportare questo piano e, se sarà necessario, prescriveremo le stazioni di servizio". Insomma, non si esclude l'uso della mano pesante.

Ma persino Aral, il principale player tedesco del settore, pure fortemente impegnato su questo fronte, sembra lontano dalla meta. Il leader del mercato scommette di mettere in funzione 500 colonnine in 120 stazioni nel 2021. Ma il numero corrisponde solo al 5% di tutte le stazioni che possiede. Così, è difficile immaginare una crescita tale da arrivare preparati all’appuntamento dell’anno prossimo.

In soccorso potrebbe esserci Volkswagen, con cui BP, che controlla Aral, ha raggiunto un accordo nei mesi scorsi per costruire una rete di ricarica da 1.000 stazioni.

aral

Shell e Total

Passiamo a Shell, numero due in classifica nel Paese. In Germania, la compagnia possiede 150 punti di ricarica, che dovrebbero diventare 3.000 (sui 2,5 milioni previsti a livello global) in 1.000 stazioni di servizio entro il 2030. A quel punto, la oil company della conchiglia raggiungerebbe la quota del 50% prescritta, ma con sei anni di ritardo rispetto alla tabella di marcia.

Rincorre anche Total, che possiede circa 2.400 punti di ricarica. Quasi tutti però sono di tipo B2B, pensati cioè per i clienti aziendali e non accessibili al pubblico.

Ecco il colpevole

Questi tre esempi dimostrano che l’espansione tedesca delle infrastrutture non procede spedita quanto sperato. Le ragioni vanno imputate soprattutto ad alcune caute previsioni di mercato. Secondo uno studio di Aral, le auto a combustione saranno ancora i due terzi del parco circolante nel 2040. Shell, invece, prevede che nei prossimi dieci anni i veicoli elettrici immatricolati in Germania saranno tra i 6 e gli 8 milioni, cioè il 12% dei mezzi totali presenti.

Le aspettative del mondo oil non corrispondono però a quelle delle Case auto. VW, per esempio, ha annunciato che, entro il 2030, il 70% dei veicoli che produrrà sarà a batteria. Il settore sembra anche dimenticare che buona parte del suo business si basa su sigarette, giornali e snack. Fumare, leggere e fare uno spuntino sono le attività più frequenti durante l’attesa per fare rifornimento. Quindi investire nell’elettrico potrebbe convenire prima di tutto all’industria. Almeno nei Paesi del nord Europa, dove a differenza dell'Italia i distributori carburanti hanno anche attività cosiddette "non-oil" ben strutturate.