In Europa c'è un problema di colonnine. E non riguarda soltanto il numero ancora troppo esiguo. Acea, l'associazione che rappresenta le Case auto del Vecchio Continente, denuncia in particolare che circa tre quarti dei punti di ricarica Ue siano concentrati in 3 soli Paesi. Piccolo spoiler, ma solo per chi non guida ancora un'auto elettrica: l'Italia, purtroppo, non è tra questi.

I risultati sono frutto di una ricerca svolta dall'organizzazione e parlano chiaro. Detto in altro termini, il 70% delle colonnine è concentrato sul 23% del territorio comunitario. Una disomogeneità che potrebbe limitare la diffusione dei modelli a zero emissioni in molti Paesi dotati di un'infrastruttura inadeguata. Di conseguenza, sarà più difficile rispettare gli obiettivi fissati a Bruxelles, che spinge affinché si acceleri nella transizione e si taglino considerevolmente le emissioni di CO2 entro il 2030.

Tutti dietro l'Olanda

Dalla analisi Acea si evince che in Olanda ci sono 66.665 colonnine, cioè il 30% di quelle esistenti in Europa, mentre Francia e Germania ne hanno circa 45.000. I tre Paesi posseggono così il già citato 70% dei punti di ricarica europei. Altrove, la situazione è apparentemente fuori dal tempo: la Romania ha solo 493 colonnine; la Lituania non va oltre le 174. Questi, almeno, i dati raccolti a fine 2020.

I Paesi europei con più colonnine

  • Olanda: 66.665 colonnine
  • Francia: 45.751 colonnine
  • Germania: 44.538 colonnine
  • Italia: 13.073 colonnine
  • Svezia: 10.370 colonnine

I Paesi europei con meno colonnine

  • Cipro: 70 colonnine
  • Malta: 96 colonnine
  • Lituania: 174 colonnine
  • Bulgaria: 194 colonnine
  • Grecia: 275 colonnine

L’associazione avverte: “Stiamo assistendo a una differenza netta nella diffusione dei punti di ricarica tra i Paesi dell’Europa occidentale, tendenzialmente più ricchi, e quelli dell’Europa orientale, centrale e meridionale, che hanno un Pil più basso”.

La prima stazione di ricarica Fastned in Svizzera

Il nodo normativo

A metà luglio la Commissione europea pubblicherà le ultime normative sul contenimento delle emissioni che andranno ad incidere anche sull'industria automobilistica, con un ulteriore giro di vite sulla CO2 che nelle ipotesi più spinte potrebbe portare addirittura a una "data di scadenza" per le motorizzazioni endotermiche

Secondo i calcoli dello stesso esecutivo Ue, una decisa stretta sulle emissioni potrebbe incrementare a tal punto le auto elettriche sulle strade che si avrà presto bisogno di 6 milioni di punti di ricarica pubblici. Attualmente ce ne sono solo 225.000. A tal proposito Acea chiede che le nuove normative includano regole e target specifici per le colonnine in ogni Paese.

Commissione europea

Il direttore generale dell'associazione, Eric-Mark Huitema, non ha dubbi: “Chiunque voglia comprare un veicolo elettrico o fuel cell confida nella presenza diffusa di punti di ricarica o di infrastrutture per il rifornimento, che siano a casa, al lavoro o per la strada. Per i Paesi Europei è arrivato il momento di primeggiare nella corsa alla mobilità green”. Per questo serve un piano condiviso e dettagliato.

Un mercato in crescita

Sempre secondo Acea, i veicoli elettrici o ibridi plug-in sono il 10% di tutte le auto vendute nell'Unione europea lo scorso anno. La Germania ospita il mercato più proficuo con 194.000 veicoli venduti, seguita dalla Francia (111.000) e dall’Olanda (73.000). Nel Regno Unito, che non è più membro Ue e dunque non è incluso nei dati, sono stati venduti 108.000 veicoli a batteria.

  • Germania: 194.000 BEV e PHEV nel 2020
  • Francia: 111.000 BEV e PHEV nel 2020
  • Olanda: 73.000 BEV e PHEV nel 2020
  • Italia: 60.000 BEV E PHEV nel 2020
  • (UK: 108.000 BEV e PHEV nel 2020)

Di fronte a questi numeri non resta che risolvere i problemi di accessibilità che l’aumento del mercato dell’elettrico porta con sé, primo fra tutti quello che riguarda i punti di ricarica.

E l'Italia?

L'infrastruttura è uno dei punti caldi del nostro Pnrr, che punta alla realizzazione di 7.500 punti di ricarica rapida in autostrada e di 13.755 punti fast charge in città. Oltre a questo, l'obiettivo è di costruire 100 stazioni sperimentali di stoccaggio dell'energia.

Attualmente l'Italia, che ha accelerato sulla rete di ricarica, conta circa 20.000 colonnine: un bel passo avanti rispetto alle 13.000 dichiarate a fine 2020. La speranza è che il trend possa accelerare per avvicinare il terzetto in fuga.