Due shortlist, sei Paesi europei, niente Italia. Ai grandi player dell’elettrificazione piace il Vecchio Continente, terra di occasioni a quasi tutte le latitudini, dalla Polonia al Regno Unito, passando per Germania, Svezia, Norvegia e Francia. Tutte possibili destinazioni dei prossimi grandi impianti di Redwood Materials, per il riciclo delle batterie, e ProLogium, per la produzione di accumulatori allo stato solido.
La Penisola di fronte a questi quasi 10 miliardi di dollari di investimenti complessivi non potrà che rimanere a bocca asciutta, senza neanche il "brivido" di essere in lizza per ospitare uno di questi stabilimenti. Il congenito scarso appeal per i capitali stranieri, che quando si parla di business legati alla transizione energetica rischia di essere ancora più dannoso. Ma cosa c’è veramente in ballo?
I piani di Redwood
Di Redwood Materials sappiamo da qualche mese che si prepara allo sbarco in Europa. Come ricordano vari media europei, i piani dell'azienda creata e guidata da JB Straubel – cofondatore di Tesla – prevedono due stabilimenti per il riciclo di batterie. L’unico punto interrogativo riguarda le location, da definire bilanciando vari criteri. Uno su tutti: la vicinanza a impianti produttivi di accumulatori e auto elettriche, ma non solo.
L’azienda punta anche ad accaparrarsi incentivi per costruire, sia nazionali che locali, e alla presenza di rinnovabili, in nome della massima sostenibilità. La decisione sulla location arriverà entro la fine dell’autunno, dopo aver valutato tutti i costi delle operazioni, che dovrebbero aggirarsi intorno a 1 miliardo di euro.

Germania o Scandinavia?
Passando al setaccio delle sedi candidate, Francia e Polonia sono state già scartate a causa del mix energetico che non piace a Straubel, per via dell'eccessivo peso di nucleare e carbone. Redwood sta perciò guardando con interesse a Germania e Scandinavia. In terra teutonica si troverebbe vicino a costruttori come BMW, Mercedes, Tesla e Volkswagen, oltre al produttore di batterie cinese CATL.
Le regioni più interessanti potrebbero essere lo Schleswig-Holstein, il Meclemburgo-Pomerania Occidentale e la Sassonia, che offrono grandi risorse di energia eolica. E poi Redwood si è già accasata in Germania, dove ha inviato Dirk Demuth a guidare il programma di espansione in Europa.
Ma l’elettricità costa comunque di più rispetto al nord più estremo del Vecchio Continente, dove è anche più green. Le altre possibili mete sono quindi Norvegia e Svezia, dove abbonda l’energia idroelettrica, pulita e a basso costo. Qui la startup sarebbe anche vicina a Northvolt e al suo ceo Peter Carlsson, già conoscente di JB Straubel dai tempi di Tesla.
Valutazioni in corso
La taiwanese ProLogium punta invece sulle batterie allo stato solido, da produrre in una gigantesta fabbrica da 120 GWh e migliaia di posti di lavoro, come riporta la Reuters. Costerà 8 miliardi di euro e sorgerà in Francia, Germania, Polonia o Regno Unito. Nessuna data di scadenza per l’inizio dei lavori.
In mezzo a tanti dubbi, ci sono però due certezze: ovunque nasceranno, gli stabilimenti rappresenterebbero un tassello importante nel piano europeo per sganciarsi dalle materie prime e dagli accumulatori asiatici.
Anche in Italia ci sono dei progetti per le batterie delle auto elettriche, come le Gigafactory Italvolt e Stellantis messe in pipeline. Un primo passo, certo. Ma per consentire al tessuto produttivo del Paese di cavalcare la transizione energetica per guadagnare competitività la politica dovrà fare molto di più. Non possiamo permetterci di rimanere fuori dalle shortlist del futuro.
Fonte: CleanTechnica, Reuters